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Argentina. Cristina Kirchner resterà “presidenta”

Sará riconfermata. La presidenta dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, si appresta a vincere le elezioni presidenziali. Secondo gli exit poll, Cristina (così é chiamata da tutti, fan e avversari) stravince con il 53% dei voti, con quasi 40 punti di vantaggio sull’avversario, il socialista Hermes Binner, che avrebbe raccolto il 14% dei voti.
A Plaza de Mayo accorrono migliaia di sostenitori, pronti per la lunga notte in cui verrá celebrata la vittoria del modello peronista-progressista inaugurato da Nestor Kirchner nel 2003 e riproposto nel secondo mandato dalla moglie Cristina Fernandez de Kirchner.
Tante bandiere e striscioni: prevalgono i “Fuerza Cristina”, “Cristina Presidenta” ma sono tante le foto di Evita, per rievocare la gloria dell’icona populista più adorata d’Argentina.

Un risultato scontato. La ripresa economica argentina trainata dalle materie prime ha rilanciato un Paese travolto, meno di dieci anni fa, dalla peggiore recessione mondiale dal Dopoguerra. L’economia ha inanellato, negli ultimi 6 anni, tassi di crescita del pil superiori al 7% annuo. Boom di vendite di auto, record di prenotazioni per le vacanze estive e numero di cellulari in forte ascesa, sono i fattori che spiegano il consenso tributato a Cristina. Solo così, Cristina, senza cognome é adorata dalle classi sociali più basse e stimata da quelle medie. Detestata dalla borghesia.
Inconsistente e divisa l’opposizione peronista e radicale, incapace di presentare un progetto alternativo convincente.

Per gli strateghi di marketing politico vicini al governo non é stato difficile raccogliere dieci milioni di voti (il 36% del totale) della provincia di Buenos Aires, una provincia molto estesa e composta da quartieri superpopolati e poveri. Lì abita una parte consistente dell’elettorato che negli ultimi anni ha ricevuto sussidi e aiuti statali. Poi, la parte rimanente dei voti è di quella classe media che si sente riscattata dal disastro del 2001, l’epilogo di quel turboliberismo che l’ha trascinata nel baratro.
Il secondo mandato di Cristina sarà però un po’ meno semplice del primo; l’inflazione galoppante (vicino al 30% annuo) dovrà essere contenuta e i timori di un contagio della crisi internazionale costituiscono uno spettro per la politica economica argentina.

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