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S&P taglierà il rating di Francia e Germania

Standard & Poor’s ha messo sotto osservazione il rating di 15 Paesi dell’Eurozona tra cui l’Italia, e ha soprattutto messo in guardia Germania e Francia, che adesso rischiano davvero di perdere la prestigiosissima «tripla A», insieme a tutti gli altri europei che finora hanno fatto parte del club esclusivo dei Paesi più virtuosi: Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo.

La decisione – anticipata in giornata dal sito del Financial Times – è stata ufficializzata dall’agenzia statunitense subito dopo la chiusura di Wall Street. Berlino, Parigi – insieme a tutte gli altri membri Eurolandia, eccetto Grecia e Cipro – hanno ricevuto la comunicazione che il loro rating viene sottoposto a un «credit watch negative». In pratica, entro 90 giorni il rating di tali Paesi potrebbe essere rivisto al ribasso, come conseguenza della profonda crisi economica, finanziaria e politica che sta attraversando la zona euro. In particolare, il rating della Germania potrebbe essere portato da ‘AAA’ ad ‘AA+’, mentre quello della Francia potrebbe addirittura essere abbassato di due «scalini».

In una nota congiunta la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy, hanno assicurato di essere «risoluti nella difesa della stabilità finanziaria della zona euro», prendendo atto della mossa di S&P. Mossa che – almeno per quel che riguarda alcuni Paesi, Francia in testa – era nell’aria. Anche se sorprende il fatto che l’agenzia di rating statunitense abbia scelto un momento così delicato per prendere una decisione che cade alla vigilia di quello che si preannuncia come il più drammatico vertice della storia dell’Ue: il summit «salva-euro» di venerdì 9 dicembre a Bruxelles. Quello in cui proprio Germania e Francia dovrebbero lanciare la loro nuova proposta per riformare e rafforzare ulteriormente la governance economica europea, probabilmente anche con una cambio di trattati costitutivi dell’Unione europea.

Che Parigi fosse nel mirino di Standard & Poor’s non era certo un mistero. Lo scorso 10 novembre dall’agenzia di rating era uscito un comunicato in cui si annunciava il downgrade della Francia. Un testo diffuso per errore – si era affrettata a chiarire la società. Ma a stupire e a preoccupare maggiormente è il fatto che anche la Germania, da sempre considerata la locomotiva d’Europa, rischi di essere colpita dalla scure di S&P. Per le capitali europee finite nel mirino di S&P le preoccupazioni di Standard & Poor’s sono soprattutto legate «all’elevato debito pubblico di governi e famiglie» e agli «stress sistemici aumentati nelle ultime settimane per via di una stretta delle condizioni di credito e degli alti premi di rischio».

Per qualcuno la mossa di S&P è però volta a spronare i leader europei a varare nel summit di venerdì prossimo la risposta definitiva alla crisi dei debiti sovrani, senza più rinvii e tentennamenti, che stavolta potrebbero essere davvero fatali. Perché finora – per gli analisti dell’agenzia statunitense – «è nostra opinione che la mancanza di progressi da parte dei politici europei non ha permesso di mettere sotto controllo gli spread» e la loro volatilità.

Domanda: ma chi cavolo sono e rappresentano queste private agenzie di rating che dettano l’agenda – in questo momento – del governo d’Europa?

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