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Honduras: botte ai giornalisti che denunciano gli omicidi dei colleghi

La manifestazione organizzata ieri in Honduras contro la repressione della stampa libera e il bavaglio e contro la caccia ai giornalisti è stata attaccata dalle forze di sicurezza agli ordini del golpista Lobo.

I militari di Tegucigalpa hanno usato i manganelli e i lacrimogeni per disperdere una manifestazione di fronte al palazzo presidenziale organizzata da un centinaio di giornalisti per protestare contro l’assassinio di 17 operatori della comunicazione  – reporter, cameraman, fotografi – negli ultimi due anni. La Guardia d’onore presidenziale ha reagito reprimendo la dimostrazione convocata dall’organizzazione ‘Giornalisti per la vita e la libertà d’espressione’, che ha portato in piazza soprattutto donne, molte delle quali sono rimaste intossicate a causa del massiccio uso di gas lacrimogeni.

Durante la marcia di avvicinamento al palazzo i giornalisti hanno portato in corteo una bara come simbolo dei colleghi assassinati e dell’informazione negata: l’ultimo omicidio ha colpito, lo scorso 6 dicembre, la giornalista Luz Paz. “Protestiamo per le morti e l’impunità di ogni genere, anche quando ci lanciano contro gas lacrimogeni. Non permetteremo che il silenzio prepari il terreno a coloro che ci stanno sterminando perché facciamo il nostro lavoro in modo dignitoso e giusto, come chiede il paese” hanno denunciato gli organizzatori della protesta in un comunicato. Nonostante le pressioni crescenti, anche al livello internazionale, il governo non ha condotto indagini esaustive sugli omicidi di giornalisti: secondo organizzazioni della società civile sono palesi la ‘latitanza’ e l’inefficacia dello stato. L’Honduras è duramente colpito negli ultimi mesi da un’ondata di violenza presa a giustificazione del governo golpista sostenuto da Washington per inviare nelle strade i militari. In Honduras il tasso di omicidi è tra i più alti al mondo, 82 ogni 100.000 abitanti.

Nelle dichiarazioni del ministro degli interni di Tegucigalpa l’esercito dovrebbe  affiancare e controllare le forze di Polizia spesso colluse con le bande criminali e il malaffare. Secondo le autorità i giornalisti uccisi sarebbero stati vittime delle gang che impazzano nel paese, ma molti di loro sono stati tolti di mezzo dagli apparati di sicurezza e dai sicari dell’estrema destra e dell’oligarchia che si è impossessata del paese dopo l’estromissione di Manuel Zelaya, presidente progressista deposto da un colpo di stato militare il 28 giugno del 2009.

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