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Gran Bretagna: businessman contro Cameron

La Gran Bretagna non deve perdere il posto al “tavolo delle decisioni” in Europa. La posizione oltranzista presa da David Cameron al consiglio europeo è controproducente perché la crisi dell’euro mette a rischio tre milioni di posti di lavoro nel Regno Unito. Un appello firmato da venti uomini d’affari tra i più noti del Paese agita le acque della politica inglese.

«È nell’interesse della Gran Bretagna che l’euro sopravviva e quindi dobbiamo fare tutto il possibile e fare i passi necessari per garantire la sua sopravvivenza», hanno scritto nella lettera il fondatore del gruppo Virgin Richard Branson, il ceo del colosso pubblicitario Wpp Martin Sorrell, il presidente di British Telecom Mike Rake, il ceo di Eurostar Nicolas Petrovic e il presidente di Rio Tinto, Jan du Plessis. «È imperativo che non siamo esclusi quando le decisioni importanti vengono prese, e per questo nei prossimi mesi dobbiamo cogliere tutte le opportunità di tornare a coinvolgere la Gran Bretagna nel processo decisionale in Europa».

Il mercato unico «ha una grande importanza per la Gran Bretagna. Rappresenta oltre metà dei nostri scambi commerciali, ma dobbiamo approfondirlo e ampliarlo, e spingere per riformare i settori dei servizi, delle telecomunicazioni, nel campo digitale e dell’energia». Più di tre milioni di posti di lavoro dipendono dalle esportazioni verso i paesi europei.

Nei giorni scorsi Londra ha rifiutato anche di contribuire al fondo Fmi per la stabilizzazione dell’euro. I venti businessman chiedono al premier di fare gli interessi del Paese, invece di prendere le posizioni ideologiche dell’ala euroscettica del partito conservatore. Secondo i sondaggi, però, la popolarità di Cameron è salita dopo il suo ‘no’ all’Europa.

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