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Pakistan. Una storia istruttiva su Cia e nemici

Una storia altamente istruttiva su come viene combattuta una guerra. Qualsiasi guerra. Il fatto che da una parte vi sia la “civilissima” America con la sua “civilissima” Central Intelligence Agency e dall’altra una banda di montanari integralisti è un dettaglio come un altro. Potremmo parlare del “movimento” in Italia e, senza che nessuno faccia finta almeno di capirlo, sarebbe la stessa cosa.

Infiltrare, dividere l’avversario, prender contatti impensabili… nulla di nuovo sotto il sole. Se chi vuole cambiare il presente conserva la memoria di come i confltti si svolgono nella realtà, non soltanto nei propri desideri.

Vediamo allora la storia educativa.

La Cia ha tentato di dividere i talebani pachistani con lo scopo di eliminare il leader Hakimullah Mehsud con un drone. Lo riporta il giornale progressista The Nation dopo aver sentito un portavoce del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) e alcune fonti locali. L’operazione di intelligence, che prevedeva accordi segreti con due fazioni ribelli in cambio di informazioni sul covo di Mehsud, è però fallita e all’inizio dell’anno è ripresa la campagna di attacchi con droni nel Waziristan, dove ci sono le basi del Ttp. E’ un classico della guerra di intelligence: prendi rapporti con una parte del nemico vero, magari conoscendo alcuni contrasti o rivalità che ne rendono meno compatto il fronte, magari al solo scopo di “sapere” quel che ti interessa. Poi si vedrà come utilizzare sia l’informazione che le nuove relazioni stabilite.

«Hakimullah Mehsud era l’obiettivo di questi nuovi attacchi – ha detto il portavoce talebano Ehsanullah Ehsaan – ma non hanno alcuna idea di dove sia. Potrebbe essere in Pakistan, ma anche in Afghanistan».

Secondo il giornale, i servizi segreti avevano contattato due comandanti, Wali-ur-Reghman e Naimat Mehsud, e avevano aperto un canale di trattative in Arabia Saudita. Avevani promesso la liberazione di prigionieri e altri favori in cambio di informazioni sul nascondiglio di Mehsud. Ma il tentativo non è andato a buon fine a casa della «paura dei capi ribelli di essere isolati all’interno del Ttp e anche del timore di essere eliminati».

La Cia avrebbe poi fatto credere che i negoziati erano condotti dai gruppi tribali locali mettendo quindi a repentaglio la loro sicurezza (un altro classico: “coprire” l’operazione vera, ormai semi-scoperta, deviando i sospetti verso terzi). Ma un funzionario del governo locale del Nord Waziristan, Yahya Akunzada, ha chiaramente smentito la presenza di una mediazione di esponenti governativi o delle province nord occidentali nel tentativo di riconciliazione, aggiungendo che i recenti attacchi dei talebani nel Nord Ovest sono la prova che il Ttp è compatto sotto il comando di Haqimullah Mehsud.

Il quotidiano infatti precisa che dopo la manovra della Cia, i talebani pachistani e quelli afgani avevano convocato una riunione congiunta in cui hanno ribadito lealtà ai loro comandanti.

 

Questa operazione, insomma, è andata male. Anche perché “il metodo” è diventato visibile.

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