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La “crescita” di Sarkozy: +30% di cemento

La prima misura «straordinariamente forte» che il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato stasera in diretta tv, è un aumento del 30% dell’edificabilità dei terreni, delle case e degli immobili. «Abbiamo preso una decisione straordinariamente forte sulle case – ha detto Sarkozy – quando arriva la crisi i prezzi dell’immobilitare calano ovunque, eccetto in Francia». Il problema, ha spiegato Sarkozy, è «che non ci si sono abbastanza costruzioni. I terreni, le case e gli immobili avranno la possibilità di un aumento del 30% della possibilità di costruire». Si tratta di una decisione che «aumenterà il lavoro in Francia e il numero degli alloggi – ha spiegato Sarkozy – oltre a fare pressione sui prezzi all’acquisto e alla vendita».

Aumento dell’Iva, Tobin Tax, banca dell’industria, vincolo di contratti di apprendistato per l’industria, impulso all’edificabilità: è una cura da cavallo quella annunciata stasera dal presidente francese Nicolas Sarkozy in diretta su otto emittenti tv, una ricetta per andare «a riprendersi la crescita». In oltre un’ora di discorso in cui ha citato almeno dieci volte il modello tedesco, quasi un’ossessione per lui, Sarkozy non ha annunciato la propria candidatura ma l’ha lasciato intendere chiaramente sul finire della trasmissione rispondendo alle domande dei giornalisti: «so che ho un appuntamento con i francesi, non mi tirerò indietro».

Il dispositivo di Sarkozy, in diversi punti largamente annunciato nei giorni scorsi, dovrebbe consentire alle strutture dello stato sociale francese di resistere a questa «tempesta», come l’ha definita Sarkozy, anche se proprio rispondendo alla prima domanda dei quattro giornalisti che l’hanno interrogato, ha avuto accenti ottimistici: «l’Europa non è più sul baratro, ci sono elementi di stabilità della situazione finanziaria». Opera di Parigi e della sua politica, ha ripetuto, ma anche di altri paesi come l’Italia («Mario Monti ha preso misure forti e giuste») e la Spagna.

Ed ecco dunque ufficializzato l’arsenale fiscale con il quale i francesi cominceranno ad avere a che fare nei prossimi mesi. Quasi tutte le misure, infatti, entreranno in vigore dopo l’estate, tutte all’indomani delle presidenziali. Aumento dell’Iva di 1,6 punti, dal 19,6 attuale al 21,2%, un record per la Francia. Questa misura, ha detto Sarkozy, porterà nelle casse «13 miliardi di euro» e non toccherà le agevolazioni di chi paga un’Iva ridotta (come i ristoranti). Taglio delle imposte sull’impresa destinate a pagare gli assegni familiari, che alleggerirà i costi di produzione e favorirà la concorrenzialità dell’industria francese.

Per compensare le perdite, il presidente ha annunciato un aumento della Csg, la tassa che colpisce le rendite da patrimonio, che frutterà allo stato circa 15 miliardi di euro. Infine, creazione di una Banca dell’Industria, che «presterà fondi per l’economia reale», in opposizione a quella virtuale della finanza e avrà capacità proprie «fino a un miliardo di euro». Per l’occupazione, drastiche e più severe sanzioni per le imprese che non rispetteranno l’obbligo di avere fra i propri dipendenti un 5% di contratti di apprendistato mentre la famosa Tobin Tax alla francese, sulla quale Sarkozy (in realtà la Francia aveva già approvato una forma di Tobin tax nel 2001, congegnandola però in modo tale da essere inapplicabile) ha tentato invano di coinvolgere nei mesi scorsi i partner europei, vedrà la luce ad agosto e consisterà in uno 0,1% sugli scambi di titoli in Borsa.

Erano annunciate come «misure shock» queste che Sarkozy si è trovato a dover annunciare alla vigilia del Consiglio europeo e a 80 giorni dalle elezioni: «molti ‘consiglierì – ha detto il presidente – mi avevano detto ‘non andare a spiegare queste cose in tv’. Invece io sono convinto che i francesi debbano sapere come stanno le cose». In filigrana, ogni frase del presidente celava l’impazienza di candidarsi ufficialmente, a cominciare dalle stilettate alla finanza «senza regole» che si è comportata «in modo folle negli ultimi tre anni ed è logico che oggi contribuisca a rimborsare i deficit».

Un Sarkozy apparso concentratissimo e mai arrogante o indispettito dai giornalisti, una sua caratteristica negli altri interventi, ha mostrato ripetutamente una sorta di «ossessione» per la Germania, lodandone il livello di industrializzazione, il Pil, le ore di lavoro mensili rispetto ai francesi. Soltanto in chiusura, non ha potuto – di fronte alle stringenti domande sulla campagna elettorale – evitare una mezza ammissione: «so che ho un appuntamento con i francesi. E non mi tirerò indietro».

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