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Siria. Anche Al Qaeda appoggia gli anti-Assad

Un appoggio che dovrebbe essere imbarazzante. Lo si era in parte capito dall’evoluzione delle tecniche i,piegate dai ribelli contro il trgime (kamikaze, autobombe, ecc). Ora c’è una presa di posizione “ufficiale”. L’occidente vuole andare in Siria per cacciare Assad ed esportare la democrazia – il gioco fallisce sempre, ma non importa – Al Qaeda anche. Fossimo il loro “democratici” saremmo imbarazzati. Sappiamo e vediamo che non lo sono. In fondo, si va a far la guerra, mica a giocare con la democrazia che qui viene erosa, no?

Il capo di al-Qaida, Ayman al-Zawahiri, ha manifestato il suo sostegno alla contestazione in Siria, in un video messo online su dei forum jihadisti. Lo rende noto oggi il Site, centro americano per la sorveglianza dei siti islamisti. Nel video, intitolato ‘Avanti, leoni di Sirià, Zawahiri accusa il regime siriano di crimini contro i suoi cittadini e loda chi si sta ribellando al governo. Pubblicato ieri, il video dura oltre otto minuti, durante i quali il capo di al-Qaida invita tra l’altro i siriani a non fidarsi dei governi occidentali o arabi e chiede ai musulmani di Turchia, Giordania e Libano di sostenere la ribellione contro un regime che descrive come anti-islamico.

No che la notizia sia una semplice vanteria. Ecco come Il SOle 24 Ore descrive oggi la situazione:

Al Qaeda si sposta dall’Iraq alla Siria. Stampa Usa: la Casa Bianca non vede soluzioni

Una Siria tormentata da morti, bombe, repressione sanguinaria del regime di Bashar al Assad assiste alla morte di un ufficiale a capo dell’ospedale militare a Damasco e la paura di infiltrazioni terroristiche che renderebbero ancora più instabile un quadro già critico davanti al quale l’amministrazione Obama e i suoi alleati vedono poche, forse nessuna, opzione praticabile per fermare i massacri, scrive oggi il Washington Post citando fonti della Casa Bianca.

I jihadisti si stanno spostando dall’Iraq alla Siria per combattere con l’opposizione siriana, a cui vengono anche inviate armi rivela intanto il viceministro dell’Interno iracheno Adnan al-Assadi in una intervista alla France Press. «Abbiamo informazioni di intelligence secondo le quali un certo numero di jihadisti iracheni sono andati in Siria e che il traffico di armi è ancora attivo», ha detto Assad. «Le armi sono portate da Baghdad a Mosul, capitale della provincia di Ninive e i prezzi sono aumentati proprio perché vengono inviate agli oppositori del regime» spiega. Il ministro ha fornito alcuni esempi: un kalashnikov d’assalto, che di solito costa tra i 100 e i 200 dollari, viene ora pagato tra i 1000 e i 1500 dollari.

Con gli occhi degli americani
«Quello che è frustrante per noi è che non abbiamo soluzioni, non ci sono buone opzioni», spiegano le fonti al Washington Post. In assenza di interventi militari, con l’iniziativa della Lega Araba che si sta spegnendo e il fallimento del tentativo di ottenere una risoluzione al Consiglio di Sicurezza l’attuale situazione potrebbe andare avanti per mesi, spiegano ancora le fonti del Post. E anche la prospettiva di una conferenza internazionale degli «Amici della Siria» e l’aumento degli aiuti umanitari non vengono considerati come elementi che possano cambiare drasticamente il gioco. La nuova sanguinosa offensiva del regime ad Homs ha spinto qualcuno, anche al Congresso americano, a chiedere di armare l’opposizione dell’Esercito di liberazione della Siria e istituire delle no-fly zone sulla Siria.

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