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Chavez e il tumore: “Vincerò e vivrò”

Il presidente venezuelano Hugo Chávez, operato lunedì all’Avana di un tumore riformatosi nella zona pelvica (la stessa per cui fu operato nel giugno scorso), si è fatto vivo sul suo account Twitter «chavezcandanga»: «Mi sto levando in volo come un condor», «mando a voi tutti il mio amore supremo», «vivremo e vinceremo». Ha parlato per telefono con il vicepresidente Elais Jaua e con la tv statale assicurando tutti: «sto bene e sto recuperando velocemente». Secondo l’agenzia cubana Prensa latina, il presidente venezuelano segue da vicino la situazione del paese e lavora dalla stanza d’ospedale, dove lo accompagnano «i suoi famigliari». Il ministro Jorge Arreaza, che lo ha seguito a Cuba, ha fatto sapere che Chávez ha anche visto in tv la partita di calcio Venezuela-Spagna, rammaricandosi per i 5 gol (a zero) incassati dalla «Vinotinto».
Chávez e il governo venezuelano stanno facendo di tutto per tranquillizzare un’opinione pubblica scossa rispetto all’operazione e al decorso post-operatorio, e anche per contrastare i maliziosi e infausti rumours diffusi «dall’ultra-destra»: un medico venezuelano emigrato negli Usa («anticomunista», aggiunge su Twitter) assicura, senza specificare le sue fonti, che qualsiasi intervento per Chávez ormai «è inutile e la malattia completamente diffusa»; i blog di un giornalista brasiliano di o Globo e di uno venezuelano di El Universal, anti-chavisti, grazie a «indiscrezioni» assicurano che Chávez ha «un’emorragia interna» e che «la situazione è più grave» di quel che si dice. Rumours o desideri?
LA MISERIA DEL PD – «Una mostra a Roma sul dittatore Chávez in collaborazione con il Comune?». Lo chiede indignato deputato Pd, Giulio Santagata annunciando un’interrogazione al ministro degli esteri. Vuole sapere «se si ritenga opportuno celebrare un dittatore condannato da tutte le ong che si occupano di diritti civili, con una mostra ospitata a Roma, città da sempre simbolo di democrazia». E bravi il compagno Santagata e il Pd…

Maurizio Matteuzzi

da “il manifesto”

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