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Germania. Senza euro tracolla il Pil

Nemmeno la Germania può sentirsi al sicuro, se crolla il sistema che sostiene la moneta unica. Se dovesse disintegrarsi l’euro, infatti, la locomotiva d’Europa rischia una drammatica frenata.

A svelare la brutta previsione è il Der Spiegel che, citando uno studio non ancora reso pubblico del Ministero delle finanze di Berlino, spiega che l’economia tedesca potrebbe subire una contrazione fino al massimo del -10% nell’anno successivo alla fine della moneta unica. In quel caso, inoltre, il numero dei senza lavoro salirebbe fino a superare i 5 milioni, una cifra quasi doppia rispetto all’attuale livello dei disoccupati (2,87 milioni a maggio, secondo i dati forniti dall’Agenzia federale del lavoro).

Questi numeri, sottolinea un funzionario del Ministero che ha chiesto l’anonimato, dimostrano che il salvataggio della moneta unica è il male minore rispetto a quanto costerebbe il ritorno alle valute nazionali. Ma sul documento non arriva nessuna conferma nè smentita ufficiale: «Il Ministero delle finanze non prenderà parte a speculazioni su presunti rapporti segreti», ha detto a Bloomberg una portavoce, Silke Bruns, precisando di non sapere se questo studio esiste davvero.

Sul futuro della moneta unica si interroga anche l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz, che in un’intervista al quotidiano spagnolo Abc avverte: anche se un ritorno alle valute nazionali è considerato «inimmaginabile», oggi potrebbe accadere. Per evitarlo, secondo Stiglitz, Eurolandia deve creare delle istituzioni economiche per far funzionare la moneta unica: bisogna quindi realizzare gli eurobond, la Bce deve fare «acquisti massicci» di debito sovrano, bisogna creare un fondo di stabilizzazione per la «solidarietà» tra i Paesi, e creare un sistema bancario europeo.

Inoltre la Bei (Banca europea degli investimenti) potrebbe essere ricapitalizzata così da poter investire in progetti infrastrutturali.

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