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Spagna. Chi paga la crisi? Non le banche

Senza speranza che i pesanti tagli alla spesa possano incidere su un miglioramento dell’economia, con una sfiducia in crescita nella classe politica e con la percezione che i sacrifici non siano equamente redistribuiti. È il ritratto degli spagnoli che emerge dal barometro realizzato da Metroscopia, pubblicato oggi da El Pais.
Nove cittadini su 10 considerano che la crisi la stiano pagando tutti, meno le banche e i ceti ricchi. Ed altrettanti (91%) considerano probabili manifestazioni di massa più frequenti; un aumento della insicurezza (84%); proteste violente (79%); assalto ai centri commerciali (64%) o boicottaggi alle banche (61%).
Il 77% condivide le ragioni degli indignati che hanno manifestato intorno al Parlamento il 25 settembre e 3 spagnoli su 10 non considerano la legge come una barriera davanti alla quale bisogna sempre fermarsi.
Sul versante politico, in caduta libera il consenso ai principali partiti dell’arco costituzionale, ritenuti entrambi responsabili di una cattiva gestione della crisi. Nelle intenzioni di voto, il Partido Popular perde 14,7 punti rispetto alle legislative del 20 novembre 2011, attestandosi al 29,9; mentre il Psoe continua in caduta libera, con 4,5 punti meno rispetto alle scorse legislative, scivolando al 23,9%. il peggiore risultato della sua storia.
Proiezioni che mettono a rischio una nuova vittoria del PP alle elezioni del 21 ottobre in Galizia. Della crisi del bipartitismo si avvantaggiano la coalizione di sinistra Izquierda Unida, con il 12,6% dei voti, quasi il doppio che undici mesi fa; e l’UpyD di Rosa Diez, che otterrebbero il 10,2%, oltre 5,5 punti in più che alle ultime elezioni.
Bocciatura senza appello sia per il premier Mariano Rajoy che per il leader socialista, Afredo Perez Rubalcaba. Il primo ispira poca o nessuna fiducia nell’84% degli intervistati e nel 60% dei votanti del PP; del secondo diffida un 90% degli intervistati e un 64% dell’elettorato socialista disapprova la sua gestione.

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