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Cile: sconfitta della destra alle amministrative

In una tornata elettorale che per la prima volta prevedeva l’iscrizione automatica dei 13,4 milioni di aventi diritto nelle liste cancellando l’obbligatorietà del voto, l’opposizione di centro-sinistra ha inflitto una dura sconfitta alla coalizione del governo conservatore, nonostante una ridotta affluenza alle urne.

Con il 95% delle schede scrutinate, l’esecutivo ha perso in particolare a Santiago, Concepción, Providencia, Recoleta, Conchalí, La Reina, Huechuraba, Independencia e Cerrillos nella prima grande prova tra i due blocchi dopo l’affermazione dell’imprenditore milionario Sebastián Piñera alla presidenza nel 2010. Anche il simbolico comune di Ñuñoa è stato strappato al governo da Maya Fernández, nipote del ex presidente democratico Salvador Allende (1970-1973).

Tra le vittorie più significative per la Concertazione, al governo per un ventennio dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), quella a Santiago Centro di Carolina Tohá, figlia dell’ex ministro di Allende José Tohá, morto sotto torture; Tohá si è imposta per 11 punti su Pablo Zalaquett dell’ultra-conservatrice Unione democratica indipendente (Udi), acerrimo nemico degli studenti protagonisti dal 2011 di proteste per l’istruzione gratuita. Di rilievo anche l’affermazione di Josefina Errázuriz a Providencia che con nove punti di vantaggio ha sconfitto il colonnello a riposo Cristián Labbé, ex agente dei servizi segreti della dittatura e già ministro di Pinochet.

“Termina un ciclo economico, sociale e politico nel paese. Occorre saper ascoltare i movimenti sociali” ha commentato l’ex presidente socialista Ricardo Lagos (2000-2006). Una vittoria tuttavia marcata dall’astensionismo: alle urne si sono recati solo cinque milioni e mezzo di cileni.

Fonte: Misna

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