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Stretta sul credito alle imprese, la crisi si aggrava

I rubinetti del credito bancario per le piccole e medie imprese dell’Eurozona si restringono sempre di più. Secondo il sondaggio della Banca Centrale Europea, condotto fra il 3 settembre e l’11 ottobre su 7.514 aziende europee e relativo al periodo aprile-settembre, il 22% denuncia un peggioramento delle condizioni di accesso al credito rispetto al 20% dell’indagine precedente.
Inoltre, nello stesso periodo la percentuale delle domande di finanziamento che sono state respinte dalle banche è salita dal 13% al 15%, segnando il tasso più alto dalla seconda metà del 2009 quando la percentuale dei ‘no’ da parte degli istituti di credito si era attestata al 18%. E per il 18% delle pmi l’accesso al credito resta il problema maggiore. Tra i settori più penalizzati c’è quello dell’edilizia dove le difficoltà di accesso al credito sono al 34%.
Tuttavia questo peggioramento generale è ancora molto lontano dai livelli registrati nel 2009, in seguito al fallimento di Lehman Brothers, spiega l’Eurotower nel rapporto. Il fattore che pesa maggiormente su questa stretta creditizia, sottolineano le pmi, è la crisi nell’eurozona e le prospettive di una ripresa economica molto debole. Infatti le aziende restano pessimiste sul futuro e nei prossimi mesi si aspettano un ulteriore peggioramento per quanto riguarda le loro possibilità di accesso al credito bancario.
Il sondaggio della Bce evidenzia anche che l’accesso al credito per le pmi è peggiorato generalmente in tutti i Paesi dell’eurozona con l’eccezione della Germania. Inoltre, è in aumento il numero delle aziende che in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo denunciano un incremento dei tassi d’interesse applicati dalle banche mentre le pmi di Germania, Austria, Belgio e Francia hanno visto in termini netti un calo «molto marcato» dei tassi nello stesso periodo.
E per la “competitività”, se fosse vero quel che racconta il governo, i tassi richiesti dalle banche contano più del costo del lavoro.

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