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Bce. Anche la Germania ora è in crisi

Draghi: la crisi è arrivata anche in Germania. Rehn: l’Ue naviga in acque agitate

Gli sviluppi della crisi dell’area euro «stanno iniziando a interessare anche l’economia tedesca». Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel corso di un intervento a un convegno a Francoforte. «La Germania – ha detto – finora è stata ampiamente al riparo dalle difficoltà che hanno investito altre aree dell’eurozona. Ma gli ultimi dati indicano che questi sviluppi stanno iniziando a interessare anche l’economia tedesca».

«La Germania è un’economia aperta e integrata e per questo», secondo Draghi, «non deve stupire che un rallentamento nel resto dell’Eurozona abbia un impatto anche qui. Gli scambi commerciali interni all’area euro contribuiscono per il 40% del Pil della Germania e circa il 65% degli investimenti diretti esteri arrivano da altri Paesi euro».

«I Paesi che condividono una moneta unica sono connessi come dei vasi comunicanti. Un cambiamento in uno dei vasi crea un eguale cambiamento in tutti gli altri. E questo significa – ha rilevato ancora Draghi – che le misure per assicurare la stabilità dell’area euro nel suo complesso saranno anche a beneficio della Germania».

La locmotiva tedesca perde colpi
La corazzata tedesca perde colpi. Oggi su diversi fronti la prima economia dell’area euro ha visto i contraccolpi della crisi in cui sono finiti i suoi partner valutari. A cominciare dalla produzione dell’industria che a settembre ha segnato un aggravamento della dinamica di calo, con un meno 1,8 per cento rispetto al mese precedente. Un dato che conferma le indicazioni negative già giunte ieri dagli ordini, che con un meno 3,3 per cento sullo stesso mese non fanno presagire miglioramenti per l’immediato. Dopo il balzo del 3 per cento del Pil 2011, quest’anno la Germania dovrà accontentarsi di un mesto più 0,8 per cento, valore cui si limiterà anche nel 2013.

Economia fragile, si naviga in acque agitate»
Intanto il rapporto di previsione economica della Commissione europea segnala che «le prospettive di crescita nel breve termine per l’economia europea restano fragili, si prevede un graduale ritorno alla crescita nel 2013 e un rafforzamento nel 2014». Si tratterà di un biennio nel quale si navigherà in «acque agitate», è scritto nella nota della Commissione. Il responsabile degli affari economici Olli Rehn ha detto che «il difficile processo di riaggiustamento economico durerà per qualche tempo, anche se lo stress del mercato é stato ridotto non c’è spazio per compiacimenti».

L’attuale livello di disoccupazione (11,3% nel 2012, 11,8% nel 2013 e 11,7% nel 2014) è «inacettabile». Molto simile l’analisi del presidente della Bce Mario Draghi, secondo cui nell’area euro «la disoccupazione è deplorevolmente elevata». «Complessivamente l’attività economica è debole ed è atteso che resti debole nel breve termine», ha poi aggiunto durante il convegno con i banchieri tedeschi a Francoforte, mentre «la crescita del credito e dell’offerta di moneta resteranno sommesse». Il presidente della Bce è tornato a difendere l’appropriatezza del piano di possibili acquisti calmieranti di titoli di Stato (Omt) deciso dalla banca centrale europea, per contrastare i timori di digregazione dell’area euro.

Rehn: in Italia crescita debole e risanamento del debito rallentato
In Italia, invece, dopo il 2013 si assisterà a un «rallentamento del risanamento» dei conti pubblici, ha avvertito il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn, responsabile di Affari economici ed euro, rilevando che questa dinamica è «preoccupante» vista la bassa crescita del Paese e chiedendo misure supplementari per i conti italiani.

«Secondo le nostre previsioni l’Italia porterà il bilancio strutturale in equilibrio nel 2013», posto che attui pienamente le misure già decise.
Ma poi è atteso «un certo rallentamento» del risanamento e «un certo allontanamento» dell’equilibrio strutturale di bilancio nel 2014 se non si adottano misure aggiuntive. Un quadro che «è fonte di preoccupazione specialmente alla luce della bassa crescita economica dell’Italia. È importante – ha concluso Rehn – che l’Italia compia sforzi oltre il 2013, che mantenga l’equilibrio del bilancio in termini strutturali e che centri gli obiettivi di riduzione del debito».

tratto da IlSole24Ore

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