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Fiscal cliff Usa. Il tempo stringe, ma nessun accordo

Il tempo scorre inesorabilmente, il 31 dicembre si avvicina e gli Stati Uniti continuano a passeggiare pericolosamente sul ciglio del «fiscal cliff», il ‘baratro fiscale’ che potrebbe trascinare l’economia americana nella recessione. Se entro la fine dell’anno il presidente Barack Obama non raggiungerà un accordo con i Repubblicani, scatterà la clausola dell’accordo siglato nell’agosto del 2011, che prevede la fine degli sgravi fiscali ereditati dall’era Bush e automatici tagli alla spesa per un totale di 600 miliardi di dollari.
Mentre Obama ieri era alle Hawaii con la famiglia in vista delle festività natalizie e per partecipare al funerale del senatore Daniel Inouye, rappresentanti di entrambi gli schieramenti politici affollavano i talk show televisivi per sostenere le proprie ragioni e forse esorcizzare l’incombente pericolo.
«L’ultimo giorno dell’anno staremo ancora a discuterne», ha detto il senatore Joe Lieberman parlando alla Cnn. Dopo che lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner, si è visto rifiutare dai deputati del suo stesso partito il cosiddetto «Piano B» per evitare il «cliff», Lieberman ha detto di sentire «per la prima volta che è più probabile che precipiteremo nel burrone». Per Lieberman, ex candidato democratico alla vice presidenza, che a gennaio lascerà il Senato, il mancato accordo per evitare gli automatismi funesti del «fiscal cliff» sarebbe «il più colossale atto di irresponsabilità del Congresso da molto tempo a questa parte… forse dell’intera storia americana».

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