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Cile: crimini dittatura, mille le cause aperte

Sono 1104 le cause ancora aperte per violazioni dei diritti umani durante il regime di Augusto Pinochet (1973-1990) e si chiuderanno solo quando saranno stabilite le responsabilità dei fatti: a dichiararlo, all’inizio del nuovo anno giudiziario, è stato Rubén Ballesteros, presidente della Corte suprema del Cile.

Solo nel 2012, ha precisato, ne sono state aperte 98: “Il termine di questi processi – ha detto Ballestreros – non è soggetto ad alcuna scadenza. La loro fine è condizionata allo stabilimento dell’esistenza di fatti costitutivi di delitti e dalla determinazione delle responsabilità criminali delle persone che li hanno commessi. Un lavoro che i giudici istruttori continueranno a svolgere con particolare attenzione”.

Secondo dati presentati da Ballestreros, 63 ex agenti della dittatura, tra civili e militari, stanno attualmente scontando “pene privative della libertà” per violazioni dei diritti umani. Da otto anni è in carcere, tra gli altri, Manuel Contreras, già capo della temuta polizia politica del regime di Pinochet, la Dina, a cui si attribuisce la maggior parte delle almeno 3000 vittime della dittatura; Contreras è stato condannato a pene fino a oltre 200 anni di detenzione, mentre Pinochet, deceduto nel 2006 quando era imputato in tre cause (violazioni dei diritti umani e arricchimento illecito), non è mai stato riconosciuto colpevole di fronte alla giustizia.

Tra gli altri, si indaga ancora sulla morte del poeta e Nobel per la letteratura Pablo Neruda (1973), del cantautore Víctor Jara (1973), del padre dell’ex presidente socialista Michelle Bachelet, Alberto Bachelet (1974), dell’ex presidente Eduardo Frei Montalva (1982) e del dirigente del Movimiento de Izquierda Revolucionario (Mir), Miguel Enríquez (1974).

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