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Giappone. E ora lo tsunami sul lavoro

Una prova che incentivare “la competitività” – tutti nello stesso momento, prendendo le stesse misure – non può che produrre dinamiche pre-belliche. Si parla di Giappone, ma sembra l’Italia.

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Tsunami sul lavoro

Roberto Capizzi

Un altro tsunami – questa volta causato dai Liberal-Democratici – in arrivo per i lavoratori giapponesi, il Consiglio per la Promozione delle Riforme Normative (un organo consultivo del governo nato il 23 gennaio su iniziativa del Premier Abe e che vede tra i suoi membri dirigenti di aziende private) ha proposto la revisione di alcune norme in materia di lavoro e prestazioni sanitarie.

Tra le proposte avanzate: la cancellazione del diritto al reintegro per i lavoratori ingiustamente licenziati (anche nel caso in cui una sentenza dichiari non valido il licenziamento) in cambio di una compensazione economica; un ulteriore impoverimento delle prestazioni sanitarie aumentando i trattamenti sanitari non coperti dall’assicurazione pubblica; una modifica della normativa sull’orario di lavoro al fine di consentire un aumento di orario a parità di salario per gli impiegati.

Il tema dell’orario di lavoro è stato affrontato anche durante il congresso annuale dell’Unione giapponese degli insegnanti e dei lavoratori della scuola (Zenkyo). Secondo una relazione presentata al congresso gli insegnanti giapponesi in media effettuerebbero oltre 90 ore di straordinario al mese, di queste circa 70 impiegate a scuola e 21 a casa. Livelli più alti di straordinario si incontrano tra gli insegnanti giovani e tra quelli delle scuole medie. A fronte di questi dati l’organizzazione sindacale chiede un forte aumento del numero del numero degli insegnanti ed una diminuzione dei carichi di lavoro.

Offensiva anche in ambito di riforme costituzionali, registrando le perplessità della formazione Nuovo Komeito (partner di governo dei Liberal-Democratici) il parlamentare del Partito della Restaurazione del Giappone Nakada ha dichiarato al Premier Abe la disponibilità del proprio partito al progetto di cancellazione del carattere pacifista della Costituzione assicurando così la maggioranza dei due terzi necessaria.

La pulsione militarista della compagine di Abe è stata anche al centro del summit tra il Premier giapponese ed il Presidente Obama svoltosi nella capitale statunitense il 23 febbraio, summit nel quale il politico giapponese ha confermato la propria determinazione nel rafforzare la cooperazione militare tra i due Paesi. Tra gli altri temi trattati nell’incontro la conferma della partecipazione del Giappone alle negoziazioni per il trattato di libero commercio tra diversi Paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico. Le preoccupazioni del Partito Comunista Giapponese – che tramite il suo Predente Shii parla di un “trattato che causerà pesanti danni all’agricoltura, ai servizi sanitari, alla sicurezza alimentare ed altri campi legati alle economie locali così come alla vita delle persone” – sono le medesime di numerose associazioni di categoria del settore agricolo e della pesca.

(con informazioni di Japan Press Weekly 13-19 febb. e 20-26 febb. 2013)

da Il Becco

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