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Colombia: contadini in rivolta nel Catatumbo

“Non è un segreto per nessuno che nella nostra regione si vive della coltivazione della foglia di coca, ma tre mesi fa il governo ci ha inviato gli sradicatori, senza alcuna alternativa. La gente ora non sa come mangiare”: è la denuncia che si leva da fonti della Asociación Campesina del Catatumbo (Ascamcat), l’associazione contadina della zona del nord-est della Colombia, in preda da due settimane a riaccendersi di un annoso conflitto con le autorità.

Con una rappresentanza, i ‘campesinos’ della regione che include sette municipi del dipartimento di Norte de Santander, alla frontiera con il Venezuela, si sono recati al ministero dell’Agricoltura e presso l’Istituto colombiano dello sviluppo rurale (Incoder) a Bogotá per reclamare attenzione, rifiutandosi di incontrare una delegazione del governo giunta apposta a Tibú per aprire un negoziato.

I contadini protestano per lo stato d’abbandono in cui storicamente versa la regione e a cui l’esecutivo non ha dato finora risposte concrete, limitandosi a inviare squadre di sradicatori manuali delle piantagioni ‘proibite’ ma senza offrire piani alternativi alle coltivazioni da cui dipende la susssistenza della popolazione locale. I contadini chiedono inoltre che il governo rispetti l’impegno a istituire una Zona di riserva contadina (Zrc) che garantisca loro il diritto a dedicarsi alle attività agricole e metta fine ai programmi di sfruttamento minerario, energetico e agroindustriale. L’esecutivo si era impegnato a creare una Zrc nel Catatumbo tre anni fa, applicando così una legge del 1994 che ne prevede l’istituzione in quanto specie di ordinamento territoriale mirato a garantire la sopravvivenza e l’economia del mondo rurale: la Zrc riunirebbe 7 comuni, 326 villaggi e 312.000 ettari di territorio, vi sarebbero bandite attività agroindustriali su vasta scala come la palma da olio, garantendo la sovranità ai ‘campesinos’ nel rispetto dell’ambiente.

Secondo l’Associazione contadina del Catatumbo, 16.000 ‘campesinos’ sono al momento appostati lungo le strade che collegano la regione ai dipartimenti vicini; 11.000 nel comune di Ocaña, seconda città della regione, e 5.000 nell’area petrolifera di Tibú. Disordini e violenze sono già stati registrati in scontri tra i contadini e la squadra mobile dei ‘carabineros’ della polizia: secondo fonti indipendenti almeno tre ‘campesinos’ sono morti e un numero indeterminato di altri sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco a Ocaña da quando sono cominciate le proteste il 10 giugno.

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