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Colombia: si opponeva a una diga, assassinato

Il giovane Nelson Geraldo Posada, 31 anni è stato trovato cadavere nel municipio di Ituango, colpito da colpi di arma da fuoco e sgozzato. Lo denuncia l’associazione colombiana Rios Vivos, di cui faceva parte, denunciando il carattere politico del delitto.

Il giovane era un attivista impegnato nella lotta contro la costruzione della diga Hydrolituango, un megaprogetto idroelettrico che si fregia di esser “il più grande della Colombia, con la produzione di 2400 MW di energia con otto turbine”, e che di fatto prevede il consueto sfollamento massicio di povera gente, cui non viene dato nulla in cambio se non ridicoli risarcimenti. Posada viveva sotto minaccia e negli ultimi mesi, insieme a sua moglie e ai due figli piccoli, condivideva la protesta dei contadini sfollati per il progetto (più di 300 famiglie), che si erano accampati per protesta nella palestra dell’Università di Antioquia, aspettando quella protezione tanto richiesta al tribunale locale, e che un giudice, lo scorso 9 settembre, gli aveva per l’ennesima volta rifiutato.

Unanime il cordoglio delle associazioni colombiane impegnate nelle tante vertenze che nel Paese vedono comunità indigene, contadine, afrodiscendenti, sfollate per costruzioni di megaprogetti idroelettrici, minerari, estrattivisti. La Colombia è il secondo Paese al mondo per sfollamenti interni: si calcola che siano almeno 7 milioni i colombiani che sono costretti a lasciare le proprie terre con la violenza. I megaprogetti in Colombia – ma non solo – parlano troppo spesso di connessioni con il paramilitarismo e la violenza di Stato, condizioni che affiancano la distruzione di habitat di inestimabile valore in termini di biodiversità e di cultura.

 

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