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Siria: l’opposizione boicotta la conferenza di pace, ondata di autobomba

Georges Sabra, capo del Consiglio Nazionale Siriano – la più importante formazione all’interno della Coalizione Nazionale di opposizione al regime di Assad – ha dichiarato che il suo gruppo non parteciperà ai lavori della conferenza soprannominata “Ginevra 2”, previsti per metà novembre. Sabra ha anche aggiunto che se la Coalizione deciderà di partecipare alla conferenza il CNS cesserà di far parte del coordinamento delle opposizioni. Secondo il CNS in Siria non ci sono “le condizioni minime” per aprire un dialogo con il governo ed intavolare “l’avvio di una transizione democratica” nel paese. Insomma per il principale gruppo di opposizione, finanziato dalle petromonarchie arabe, l’unica via per la conclusione del conflitto rimane quella militare, cioè la continuazione dei combattimenti, delle stragi, dei bombardamenti che hanno provocato già decine di migliaia di vittime e la distruzione di metà del paese.

La presa di posizione del CNS ha irritato non poco il governo russo, che ha chiesto agli Stati Uniti di convincere i suoi referenti nel paese a partecipare alla conferenza di Ginevra. “Speriamo davvero – ha dichiarato il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov – che i nostri partner americani, e quelli di altri paesi che hanno influenza su molti gruppi d’opposizione e che incoraggiano questi gruppi a continuare a combattere, prendano coscienza delle loro responsabilità e apportino il loro contributo alla realizzazione di Ginevra 2”. “Il principale ostacolo sulla strada – ha aggiunto il ministro degli Esteri russo – resta l’incapacità dei nostri partner a far sì che l’opposizione siriana, da loro sostenuta, vada a Ginevra e si sieda al tavolo dei negoziati con il governo”. 

Da parte sua il segretario di Stato americano John Kerry, a colloquio con l’inviato speciale ONU in Siria Lakhdar Brahimi, ha insistito affinché la conferenza si svolga al più presto possibile anche se ha ribadito che Washington chiede l’immediata rimozione di Assad dal potere.

Intanto i gruppi armati continuano a bersagliare la capitale Damasco ed altre zone del paese con le autobomba, intensificando una campagna terroristica da tempo intrapresa per colpire sedi istituzionali siriane ma soprattutto per colpire le comunità alauite, cristiane o palestinesi fedeli al regime o semplicemente timorose che una vittoria delle milizie dell’opposizione possa portare all’instaurazione di una dittatura fondamentalista islamica e sunnita. Non avrebbero causato vittime, a parte alcuni attentatori, le due autobomba esplose l’altro ieri sera nel centro della capitale contro la sede dell’Autorità generale per la televisione e la radio, all’imbocco della piazza degli Omayyadi.

Ieri un nuovo attentato ha provocato 27 morti nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, a pochi chilometri dal confine con la Turchia. L’attentato é avvenuto nella cittadina di Darkush e l’esplosione sarebbe avvenuta nel mercato cittadino. Nella stessa zona ieri erano stati rapiti sette cooperanti della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, tre dei quali sono stati poi liberati dai sequestratori qualche ora dopo. Un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro il convoglio della delegazione lungo la strada tra Sermin e Saraqib, e poi i sette cooperanti sono stati presi in ostaggio da miliziani di gruppi jihadisti che hanno nelle loro mani già numerosi giornalisti di vari paesi anche occidentali.

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