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Filippine: si aggrava il bilancio, soccorsi lenti

Man mano che passa il tempo si aggrava sempre più il bilancio del tifone Haiyan che venerdì ha devastato le regioni centrali delle Filippine, e i media internazionali mettono in evidenza l’insufficienza dei soccorsi e i ritardi che accentuano i disagi causando frustrazione e rabbia tra i sopravvissuti. 

Mentre scriviamo il numero delle vittime ufficiali è arrivato a quota 1.774 morti e 2.487 feriti.

Ma si parla di 10.000 vittime solo nella città di Tacloban, la più colpita e letteralmente spazzata via dall’uragano, e di altre 2000 di Basey. Sono centinaia i cadaveri giù inumati; migliaia quelli non recuperati oppure conservati ovunque prima di essere depositati sulle strade per essere raccolti e seppelliti in fosse comuni prima che si possa scatenare qualche tremenda epidemia. Centinaia di corpi sono ancora visibili nelle acque del mare sulle coste delle regioni più colpite o nelle distese di terra inondate dal tifone. Migliaia anche i dispersi.

Durante la notte il presidente Benigno Aquino ha dichiarato lo stato di calamità nazionale per meglio gestire i soccorsi, e sulla città di Tacloban e nel territorio circostante il governo ha imposto lo stato d’emergenza e il coprifuoco delegando il controllo del territorio all’esercito per bloccare i saccheggi di supermercati e negozi – anche un convoglio della Croce Rossa è stato attaccato – alimentati dalle necessità e dalla rabbia per la lentezza dei soccorsi.

Intanto sono almeno 600mila i profughi ammassati in campi di fortuna, mentre i senzatetto sarebbero quasi 1 milione.

Solo nelle prossime ore arriveranno alcuni ingenti aiuti internazionali: la portaerei statunitense George Washington è salpata da Hong Kong diretta verso le isole Visayas, mentre da Singapore è salpato un incrociatore britannico. Da ieri, a partecipare al ponte aereo tra Manila e gli aeroporti principali della regione sono anche i C130 dell’aviazione militare statunitense, mentre Londra ha promesso l’arrivo di un aereo da trasporto C17.

 

L’Onu, il cui sottosegretario per gli Affari Umanitari, Valerie Amos, è da ieri nel paese con un sostegno d’emergenza di 25 milioni di dollari, ha avvisato che “occorre prepararsi al peggio”. A influire non soltanto il recente passato, ma anche le prospettive. Come ricordato ieri dalla Croce rossa britannica, ogni iniziativa di emergenza necessita di coordinamento e logistica per evitare che si ripetano la confusione e le contraddizioni dell’intervento umanitario seguito allo tsunami che nel dicembre 2004 devastò le coste dell’Oceano indiano provocando centinaia di migliaia di vittime.

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