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Bogotà. Procura rimuove sindaco di sinistra: “un golpe”

Infliggendo un duro colpo al leader più in vista della sinistra, la Procura colombiana ha destituito il sindaco della capitale Bogotá, Gustavo Petro, riscontrando irregolarità nella gestione della raccolta dei rifiuti e dichiarandolo inoltre inabile a ricoprire incarichi pubblici per i prossimi 15 anni.

Secondo il procuratore generale Alejandro Ordoñez, Petro ha violato i principi della libera impresa e della concorrenza, trasferendo la gestione dei rifiuti da alzune aziende private all’Azienda dell’Acquedotto; aziende “senza alcuna esperienza, conoscenza o capacità”. Per la procura, le decisioni del sindaco “hanno messo a rischio l’ambiente e la salute degli abitanti”. Petro può presentare ricorso contro il provvedimento, che non ha comunque implicazioni penali, ma se la decisione sarà ratificata si dovranno convocare nuove elezioni per scegliere il suo successore.

È la prima volta che un sindaco della capitale colombiana – oltre 8 milioni di abitanti e un budget annuo di 7 miliardi di dollari – è destituito dalla procura. Petro, 53 anni, ex guerrigliero del gruppo M-19 ed ex senatore noto anche per aver svelato la collusioni fra politica e paramilitari (parapolitica), aveva assunto la guida della capitale – secondo incarico politico al livello nazionale, dopo il presidente dela Repubblica – nel gennaio 2012.

“Chiedo al mondo solidarietà. Siamo di fronte a un colpo di Stato contro un governo progressista, un funzionario amministrativo non può destituire un servitore pubblico che è stato eletto, la cui legittimità proviene dal voto popolare. Il Patto di San José (la Convenzione americana sui diritti umani, ndr) attribuisce questo tipo di competenze solo al potere giudiziario” ha reagito Petro, sostenuto da migliaia di cittadini concentratisi nella storica Plaza de Bolívar, nel centro della capitale, di fronte alla sede del comune. “Abbiamo governato con zero corruzione, abbiamo smantellato le magie, abbiamo ottenuto conquiste sociali. Non abbiamo nulla di cui pentirci” ha insistito Petro dicendosi pronto a ricorrere alla Corte interamericana dei diritti umani (Cidh).

Petro ha anche attaccato frontalmente Ordoñez, definendolo “un fascista” che, ha sostenuto, “boicotta il processo di pace dell’Avana” fra la guerriglia e il governo, “dimostrando, dall’estrema destra, che non è possibile l’accesso pacifico al potere”.

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