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Messico: ‘autodifese’ sfidano governo

Smetteranno, per il momento, di usare i fucili ma non li consegneranno: così le “autodifese” del turbolento stato sud-occidentale di Michoacán – i gruppi di civili armati sorti spontaneamente contro i cartelli della droga – hanno risposto al governo federale, intervenuto dopo giorni di caos e scontri a fuoco sul terreno.

I leader delle “autodifese” protagoniste nelle ultime settimane di un’offensiva contro la località di Apatzingán, roccaforte dei narcos noti come Caballeros Templarios, si sono impegnati a sospendere le ostilità in attesa che l’esecutivo del presidente Enrique Peña Nieto “mostri i risultati delle sue operazioni per la sicurezza dello stato”.

Le “autodifese” sono cominciate a crescere numericamente dallo scorso anno riunendo produttori agricoli e commercianti vessati dalla criminalità, di fronte all’inefficacia delle forze di sicurezza. Combattono le azioni dei Caballeros Templarios, un cartello che, con i connotati anche di setta religiosa, traffica in droghe e minerali ma pratica anche estorsioni, sequestri, stupri.

La situazione a Michoacán da fenomeno locale ha assunto sempre più una dimensione nazionale da quando il governo federale ha deciso di intervenire, occupando martedì, con militari e poliziotti, Apatzingán e altri comuni della regione della Tierra Caliente. Sono stati anche effettuati alcuni arresti, fra cui quelli di due presunti membri dei Caballeros accusati di aver ucciso lo scorso anno sette poliziotti nel comune di Los Reyes e a Jorge Quesada. I Caballeros Templarios sono guidati da Servando ‘La Tuta’ Gómez, un maestro di scuola che appare in alcuni video circolati su Youtube, e accusa le “autodifese” di complicità con il cartello Jalisco Nueva Generación.

Risolvere il caos a Michoacán, impedendo anche che i leader dei Caballeros fuggano nei territori limitrofi, è ormai un imperativo per Peña Nieto, che nel suo primo anno di governo è riuscito ad approvare importanti riforme senza tuttavia migliorare la sicurezza. Si stima che circa 80.000 persone sono morte da quando il suo predecessore, Felipe Calderón (2006-2012), partendo proprio da Michoacán, lanciò all’inizio del suo mandato massicce operazioni militari contro il narcotraffico.

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