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Sudafrica: le multinazionali non trattano coi minatori in sciopero

“I colloqui con il sindacato Amcu sono stati aggiornati”: con un eufemismo le tre principali società produttrici di platino al mondo che monopolizzano l’attività del prezioso metallo in Sudafrica hanno annunciato la rottura dei negoziati con i minatori in sciopero dal 23 gennaio scorso nella regione di Rustenburg, nella Provincia nord-occidentale.

Le compagnie Anglo American Platinum (Amplats), Impala Platinum (Implats) e Lonmin sostengono che i danni causati dall’agitazione ammontano già all’equivalente di oltre 260 milioni di euro: per tutta risposta l’Amcu – Association of Mineworkers and Construction Union – ha avvertito che, in mancanza di un’intesa, la mobilitazione durerà a lungo e potrebbe diventare più dura.

I minatori in sciopero sono circa 80.000 e chiedono un salario di base di 12.500 rand, (l’equivalente di 830 euro), più del doppio di quello attuale, che però le aziende non vogliono concedere. Il persidente del sindacato indipendente, Joseph Mathunjwa, ha invocato il coinvolgimento di un mediatore indipendente ma la Commissione di conciliazione, mediazione e arbitraggio (Ccma) ha finora incredibilmente respinto la richiesta.

Martedì scorso la vertenza ha vissuto un’impennato quando la polizia ha usato gas lacrimogeni, granate stordenti e pallottole di gomma per disperdere circa 3000 minatori che bloccavano l’accesso a un giacimento gestito dall’Amplats. “La violenza e l’intimidazione non hanno scuse. Tutte le misure legali saranno prese per proteggere vite e beni” ha dichiarato il ministro del Lavoro, Milfred Oliphant.

Intanto, otto dei nove minatori dichiarati dispersi due giorni fa dopo un incendio scoppiato nel giacimento d’oro di Doornop, nei pressi di Johannesburg, sono stati ritrovati senza vita; le ricerche sono ancora in corso per localizzare il nono disperso ma per lui ormai non ci sono più speranze. 

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