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Libia. Governo sequestra la petroliera ribelle

“Le forze della Marina militare e i rivoluzionari hanno intercettato la petroliera Morning Glory e la stanno conducendo verso un porto controllato dallo Stato”: con un comunicato diffuso sul suo sito internet, il Congresso generale nazionale (Cgn, parlamento) ha annunciato la conclusione della ‘crisi’ al porto di al Sedra. La nave battente bandiera nord-coreana era attraccata al porto ad est di Tripoli per prelevare un carico venduto dai ribelli secessionisti della Cirenaica. Per il governo di Ali Zeidan e il parlamento si trattava di una vendita “illegale” e di un “atto di pirateria che rappresenta una violazione della sovranità nazionale”. Le autorità libiche hanno quindi ordinato alle forze di sicurezza di bloccare la nave cisterna prima che uscisse dalle acque territoriali di Tripoli.
Ma non è ancora chiara la destinazione della Morning Glory dopo la sua intercettazione, avvenuta ieri sera. In dichiarazioni rilasciate all’emittente televisiva al Naaba, il portavoce delle guardie degli impianti petroliferi, Walid al Tarhouni, ha affermato che l’imbarcazione viene traghettata verso il porto di Zawiyah, 50 km ad ovest della capitale, dove svuoterà il suo carico. L’agenzia di stampa ufficiale Lana ha invece riferito che la petroliera sarà scortata fino al porto di Misurata, 200 km ad est di Tripoli.

Il caso della Morning Glory e della vendita ‘illegale’ di petrolio da parte dei ribelli, ennesima dimostrazione di forza contro il potere centrale sulla gestione delle ingente risorse in greggio, ha spinto il parlamento a creare una Forza armata speciale per “liberare e rimuovere il blocco in vigore su tutti porti petroliferi della Libia”. “Un’operazione militare sotto il comando del capo di stato maggiore delle forze armate libiche Nouri Abou Sahmein sarà avviata entro una settimana per costituire tale forza con unità dell’esercito ed ex-ribelli” ha detto Omar Hmidan, portavoce del parlamento.

In segno di protesta contro le autorità libiche, da luglio 2013 i ribelli secessionisti dell’est bloccano i tre principali terminal petroliferi: un tentativo di esercitare pressioni su Tripoli per ottenere l’autonomia della Cirenaica e gestire direttamente le risorse. La sospensione delle esportazioni di oro nero ha provocato un netto calo delle entrate petrolifere nelle casse dello Stato e un crollo della produzione a 250.000 barili al giorno, contro i circa 1,5 milioni venduti quotidianamente ai tempi del governo di Muhammar Gheddafi.

Intanto proprio in queste ore un rapporto pubblicato dall’Onu denuncia “l’anarchia” che regna in Libia e “l’aggravarsi” delle violenze. “Viene attuata una campagna senza sosta di omicidi mirati, attentati e esplosioni (…) ma siamo molto preoccupati dall’escalation di violenza che la scorsa settimana ha colpito anche il parlamento. Alcuni utilizzano la violenza per raggiungere obiettivi politici” ha detto Stéphane Dujaric, portavoce del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Secondo il rapporto, l’aumento “allarmante” degli attacchi ai danni dei civili è la conseguenza diretta “dell’assenza di accordo politico per la ricostruzione dell’esercito libico”. Il rappresentante speciale dell’Onu in Libia Tarek Mitri denuncia la “spartizione del paese tra i vari gruppi armati che impongono le proprie leggi”.

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