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Londra. E’ morto il leader socialista Tony Benn

E’ morto ieri a Londra all’età di 88 anni Tony Benn, leader storico del movimento operaio e socialista britannico. Dirigente politico e sindacale, negli anni Settanta Tony Benn aveva ricoperto alcuni incarichi nei governi laburisti. Ma man mano che il partito legato ai sindacati si spostava a destra e abbandonava ogni velleità riformista fino a negare la sua storia dall’epoca di Tony Blair in poi, Benn ha cominciato a guidare un movimento interno di sinistra fortemente critico nei confronti della linea ufficiale. Tony Benn e la sua corrente si erano trovati in disaccordo con il proprio partito non solo sui temi sociali e sul lavoro, ma anche sulla partecipazione delle truppe britanniche ai numerosi conflitti scatenati in giro per il pianeta, al quale il dirigente socialista si è sempre fermamente opposto. Quando Blair portò il Partito Laburista ulteriormente a destra fondando il ‘New Labour’ Benn venne emarginato e lasciò partito e parlamento, dedicandosi nonostante l’età a numerose battaglie di base. Negli ultimi dieci anni si era battuto, in particolare, contro la guerra in Iraq e in Yugoslavia – era uno dei principali animatori della campagna ‘Stop the war coalition’ – per la difesa dei diritti del popolo palestinese e per la chiusura delle centrali nucleari nel Regno Unito. 

Anthony Wedgwood Benn era nato a Londra il 3 aprile del 1925. Figlio del ministro laburista William Wedgwood Benn, era stato eletto alla Camera dei Comuni all’età di soli 25 anni, ma la sua carriera parlamentare aveva avuto una scossa nel 1961 con la morte del padre, che gli aveva lasciato il titolo di visconte Stansgate: a quel punto era stato escluso dalla Camera dei Comuni e obbligato a sedere in quella dei Lords, non elettiva. Con la determinazione di carattere e ideologica che l’ha contraddistinto per tutta la vita, per tre anni si era battuto per cambiare la legge e permettere a chi ereditava titoli del genere di rinunciarvi e nel 1963 quella legge era stata approvata, così lui aveva rinunciato, primo “pari” a fare una cosa del genere, al suo titolo aristocratico piuttosto che lasciare la Camera dei Comuni nella quale è stato eletto per un totale di 50 anni. 

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