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Cambogia: le fabbriche di abbigliamento uccidono

Un gran numero di operai di manifatture tessili sono intossicati ogni anno da solventi, collanti e vernici. Una realtà poco nota, emersa oggi per il ricovero di 118 dipendenti di due aziende che producono per importanti marchi internazionali, tra cui Puma e Adidas.

A segnalarlo sono all’agenzia di stampa Misna fonti della polizia di Phnom Penh, a conferma della precarietà delle condizioni d lavoro nel paese asiatico, tra i preferiti dai brand internazionali che terziarizzano sovente a imprese di proprietà cinese, come Shen Zhou e Daqian Textile, dove lavoravano gli intossicati di oggi nella capitale. Un ulteriore colpo per l’immagine del paese e un ulteriore rischio che le multinazionali delle calzature sportive o dell’abbigliamento si allontanino verso mete forse meno lucrose ma più accettabili per i loro clienti. Puma e Adidas hanno già annunciato un’inchiesta sui malori odierni.

Nessuna certezza sull’accaduto, salvo che le testimonianze parlano di operai caduti a terra senza ragioni apparenti o più probabilmente diverse rispetto ai rischi abituali. Fonti sindacali parlano di 200 lavoratori svenuti solo in questa settimana, con 53 sicuramente intossicati dalle vernici utilizzate.

Situazioni come quelle di oggi non sono infrequenti nel paese, data la scarsa ventilazione degli ambienti di lavoro e l’uso di prodotti tossici. Iniziative governative e private per limitare queste patologie del lavoro hanno portato a pochi risultati, dato il contemporaneo aumento delle iniziative produttive. Le sole manifatture dell’abbigliamento danno lavoro a 600.000 cambogiani e garantiscono alla modesta economia cambogiana un introito indispensabile di oltre 5 miliardi di dollari all’anno.

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