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Madrid: la sorella del Re a processo per corruzione

E’ cominciata proprio male la carriera di Re di Spagna di Felipe VI. Oggi la magistratura spagnola ha deciso di mantenere l’incriminazione contro l’infanta Cristina, la sorella del nuovo sovrano appena succeduto al padre Juan Carlos di Borbone, costretto ad abdicare dai circoli monarchici per difendere la monarchia dagli scandali politici e per corruzione dalla quale è stata investita negli ultimi anni.

Lo schivo giudice José Castro, del tribunale di Palma di Maiorca, ha confermato l’incriminazione per “due presunti reati contro l’erario pubblico e per riciclaggio di capitali”. Castro ha anche confermato l’incriminazione a carico del marito di Cristina, l’ex campione di pallamano Inaki Urdangarin, accusato di corruzione. La decisione finale sul rinvio o meno a giudizio dell’infanta sarà comunque assunta dal tribunale provinciale, un organo giudiziario di grado superiore. Se dovesse dire si al potrebbe la crisi della monarchia spagnola potrebbe diventare irreversibile al di là che si giunga o meno a una condanna. Nelle scorse settimane decine di manifestazioni repubblicane si sono tenute in molte città dello Stato Spagnolo chiedendo la fine della monarchia e la punizione dei membri della famiglia reale per i crimini compiuti durante il franchismo e con l’avvento del nuovo regime monarchico parlamentare.
Per le accuse di riciclaggio e frode fiscale, che la secondogenita di Juan Carlos avrebbe commesso nel 2007-2008 insieme al marito Inaki Urdangarin, l’Infanta rischia fino a 11 anni di reclusione. Cristina di Borbone è stata rinviata a giudizio al termine delle indagini sul caso Noos, dal nome di una organizzazione teoricamente senza scopo di lucro dedita alla promozione dello sport, fondata da Urdangarin, e nella cui gestione era presente anche la componente della famiglia reale. L’azienda avrebbe incassato attraverso il Noos alcuni milioni di euro di fondi pubblici stanziati per finanziare manifestazioni di solidarietà che però non si sono mai svolte e ora Undangarin rischia fino a 12 anni di carcere. La Casa reale ha sempre sostenuto che Cristina non fosse a conoscenza dei presunti illeciti ma il magistrato titolare dell’inchiesta, José Castro, sostiene che senza l’appoggio diretto e l’influenza della moglie, Urdangarin non avrebbe mai potuto truffare Comuni e regioni di Spagna con tanta facilità.   Da quando è scoppiato lo scandalo, Cristina e suo marito sono stati esclusi dalle attività pubbliche della Casa Reale e la seconda figlia di Juan Carlos si è trasferita con i figli a Ginevra, grazie a un nuovo incarico che le ha assegnato la Caixa, l’istituto bancario di Barcellona per il quale lavora.

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