Menu

Egitto: un anno fa la strage di Rabaa Al Adawiya

Sono le 6:30 del 14 agosto 2013, poco più di un mese dopo il rovesciamento del primo presidente democraticamente eletto nella storia dell’Egitto, l’islamista Mohamed Morsi, per mano dei militari. I primi veicoli blindati della polizia arrivano nella piazza adiacente la moschea di Rabaa Al Adawiya, nel cuore del Cairo, luogo simbolo della resistenza al golpe, dove migliaia di Fratelli Musulmani, fra cui donne, bambini, anziani, sono accampati da settimane. Per oltre 12 ore va in scena la brutale evacuazione della piazza.

“C’erano elicotteri che sparavano sulla folla, blindati che erano lì per attaccarci e cecchini nascosti in ogni edificio…Attorno a me ho visto decine di persone farsi uccidere” ha raccontato un superstite, Mohammad. Una testimonianza come le oltre 200 che hanno dato corpo a un rapporto divulgato questa settimana da Human Rights Watch che non esita a denunciare “un eccidio di massa” paragonabile a un crimine contro l’umanità.

Le autorità ‘de facto’ egiziane sostennero che i primi spari sarebbero venuti dalla piazza stessa, citando otto vittime fra gli agenti. “Secondo le dichiarazioni del ministro egiziano degli Interni, sarebbero state ritrovate 15 armi in tutto il sit-in, il che mostra che solo un piccolo numero di manifestanti era armato” ha obiettato Nadim Houri, vice responsabile della sezione Medio Oriente dell’organizzazione statunitense a difesa dei diritti umani. “Quindici armi – ha sottolineato – possono giustificare la morte di oltre 700 persone?”.

Stando al ministero della Salute egiziano i morti furono 638, fra cui 595 civili e 43 poliziotti, i feriti almeno 3994. Per i Fratelli Musulmani le vittime alla sola Rabaa Al Adawiya – un’operazione analoga, con numerose altre vittime, fu condotta nelle stesse ore anche contro un sit-in nella piazza di Al Nahda – furono invece 2600.

Hrw è convinta che l’eccidio di Rabaa è stato non solo voluto e pianificato in particolare dall’allora ministro degli Interni, Mohamed Ibrahim, e dal titolare della Difesa, quell’Abdel Fattah Al Sissi che oggi è presidente, ma concepito come parte di una strategia di annientamento dei Fratelli Musulmani. Da allora nei loro confronti è partita una campagna di repressione, uccisioni, arresti, condanne a morte, mentre la Fratellanza è stata dichiarata organizzazione terroristica e il suo braccio politico, il Partito Libertà e Giustizia, sciolto.

Hrw ha sollecitato alle Nazioni Unite l’apertura di un’inchiesta internazionale per chiarire davvero le responsabilità di ciò che accadde il 14 agosto di un anno fa. Al direttore dell’organizzazione basata a New York, Kenneth Roth, è stato vietato martedì l’ingresso in Egitto, dove avrebbe dovuto presentare il rapporto.

Fonte: www.misna.org

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *