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Iraq: Obama invia altri 350 soldati, decapitato un altro giornalista

Il Presidente statunitense ha annunciato che invierà a Baghdad altri 350 soldati, ufficialmente con il compito di proteggere i diplomatici di Washington, l’ambasciata e i consolati americani nel paese alle prese con l’avanzata dello Stato Islamico. Una decisione che porta a più di mille il numero di soldati a stelle e strisce in Iraq mentre i caccia e i droni di Washington stanno continuando a bombardare alcune delle aree controllate dai jihadisti incalzati sul terreno dai peshmerga del governo regionale del Nord Iraq, dall’esercito iracheno, dalle milizie sciite e dalle milizie popolari curde. Raid sporadici, in realtà, poco più di 120 nelle ultime tre settimane ma quanto basta per giustificare l’aumentata presenza militare di Washington nel paese abbandonato solo pochi anni fa da Obama.

Alle truppe statunitensi e ai caccia britannici potrebbero aggiungersi presto anche truppe francesi e australiane. Un aumento della presenza militare occidentale giustificato dai rispettivi governi dopo la diffusione ieri del video che ritrae la decapitazione, dopo Foley, di un secondo giornalista statunitense, Steven Sotloff (31 anni), nelle mani dei jihadisti da diverso tempo.

Intanto a Baghdad continua a regnare il caos. In segno di protesta per la sparizione di centinaia di soldati scomparsi durante l’offensiva contro lo Stato Islamico nel nord del paese, familiari e amici hanno presso d’assalto ieri il parlamento a Baghdad, invadendo anche l’emiciclo. Agenti antisommossa hanno cercato di fare uscire dall’edificio i manifestanti, che però hanno aggredito alcuni parlamentari accusati di aver abbandonato i militari che lo scorso giugno si sono arresi ai miliziani sunniti e di cui non si sa più nulla. In tutto sarebbero ben 1700 i soldati di cui non si hanno notizie e dopo la conquista di numerose province del nord dell’Iraq i miliziani fondamentalisti hanno diffuso fotografie e video che documentano l’esecuzione di decine di uomini in una zona desertica. Ieri la sessione del parlamento, rinviata ad oggi a causa della protesta, era dedicata a quest’argomento.

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