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Sudafrica, presto liberi i killer dell’apartheid?

Potrebbe tornare presto libero su cauzione Eugene De Kock, uno dei più efferati killer al soldo del regime sudafricano di estrema destra ai tempi dell’apartheid. I giudici incaricati di esaminare la sua pratica hanno concordato con gli avvocati che entro il 19 dicembre l’amministrazione penitenziaria dovrà decidere sul tema e passare la pratica al ministro, che entro il 31 gennaio dovrà dare o negare il suo assenso. Le stesse scadenze si applicano a un altro sicario del regime segregazionista, Ferdi Barnard.

De Kock, noto ai suoi sottoposti come “Prime Evil” (“male originario”) per la sua brutalità, guidò dal 1985 la famigerata unità C1 della polizia, uno “squadrone della morte” noto per aver rapito, assassinato e torturato numerosi oppositori del regime. Testimoniando davanti alla Commissione per la verità e la riconciliazione, De Kock permise di fare luce su oltre 100 crimini in cui era coinvolto. Per alcuni dei suoi crimini ottenne l’amnistia dalla stessa Commissione, ma fu condannato a due ergastoli e ad altri 212 anni di prigione per altri 89 episodi.
Tra le vittime di Ferdi Barnard, invece, c’è il noto attivista anti-apartheid David Webster: nel 1998 inoltre emerse che nella lista dei suoi obiettivi c’erano la moglie di Mandela, Winnie, e l’arcivescovo anglicano e premio Nobel per la Pace Desmond Tutu.
La decisione dei giudici sui due casi farà crescere un dibattito che non si è mai fermato, soprattutto per quanto riguarda De Kock, a cui la libertà su cauzione è stata negata già lo scorso luglio. In quell’occasione il magistrato notò che non erano state consultate le famiglie delle vittime. Molti esperti e parte dell’opinione pubblica sostengono che De Kock sia ormai pentito delle sue azioni, ma voci influenti si oppongono a una sua scarcerazione. Tra queste c’è la stessa Winnie Madikizela-Mandela, che nel 2010 ha dichiarato di non poter “nemmeno prendere in considerazione” l’idea di un rilascio dell’ex killer.

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