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Appello contro la repressione degli operai Maruti-Suzuki (India)

Compagni e amici,
per portare avanti la nostra lotta ed esigere giustizia per tutti i 147 arrestati, i 2500 lavoratori Maruti licenziati e le nostre famiglie, abbiamo organizzato una manifestazione a Kaithal, Haryana. Abbiamo portato i nostri slogan in corteo, come parte di una campagna nazionale contro la politica anti-operaia del governo e i padroni, nel cui interesse esso agisce.
Gli interventi al termine della manifestazione hanno sottolineato: sappiamo già per esperienza che, per quanto abbiamo bussato alla porta di ogni rappresentante eletto, il governo si è sempre schierato dalla parte della proprietà. Non vogliamo un governo sotto il controllo dei capitalisti.
Quando siamo andati in corteo verso la sede del ministero dell’Industria, abbiamo trovato ancora una volta le strade sbarrate. Nella manifestazione, come nelle tante altre degli ultimi due anni e mezzo, c’erano ad incoraggiarci gli sguardi determinati dei nostri amici e
familiari, insieme ai nostri compagni di lavoro. La nostra famiglia sono i lavoratori venuti da tutto l’Haryana, l’UP, il MP, Rajasthan, Bihar e da altrove. Negli ultimi due anni e mezzo hanno sopportato continui abusi e violenze. Allo stesso tempo, ci hanno mostrato il coraggio e la lotta determinata con cui hanno affrontato difficoltà economiche e pressioni
psicologiche per stare dalla parte dei fratelli, figli, padri, amici lavoratori arrestati.
Amici, voi sapete che questa è stata una lotta prolungata dei lavoratori per i loro diritti, guidata dalla Maruti Suzuki Workers Union. E di fronte ai crescenti attacchi contro operai e lavoratori, sotto forma di aumento degli appalti, disoccupazione, riforme delle leggi sul lavoro, ecc., queste lotte sono destinate a intensificarsi nei prossimi giorni. Diamo qui un breve aggiornamento sui processi in corso: Cause penali – Finora a nessuno dei 147 operai arrestati è stata concessa la libertà su cauzione. Le accuse, che vanno dall’omicidio, al tentato omicidio, saccheggio, incendio doloso ecc., sono state ingiustamente formulate in forma del tutto unilaterale. 
Altri 66 lavoratori restano, imputati di simili reati, restano detenuti in nome del “pericolo di fuga”, con continui pressioni su questi lavoratori e le loro famiglie.
Negli ultimi due anni i procedimenti di richiesta libertà su cauzione per i lavoratori sono stati rifettati dal Tribunale di Gurgaon, dall’Alta Corte del Chandigarh e giacciono presso la Corte Suprema. Nella motivazione della sentenza dell’Alta Corte è scritto: “questo è il più
sciagurato incidente che ha peggiorato la reputazione dell’India nel mondo. È probabile
che gli investimenti esteri vengano a mancare a causa della crescente conflittualità”. Siamo cioè di fronte a una sentenza motivata politicamente in nome dei capitalisti e a un orientamento anti-operaio della magistratura nel suo insieme, anche di quella del lavoro.
Processi che sono comunque gestiti contro di noi, in cui si cerca di mettere a tacere le nostre voci con dalla forza del denaro della Maruti Suzuki e della sua influenza sui rappresentanti eletti al governo del Haryana e del Centro.
Nei prossimi giorni l’appello sarà nuovamente sottoposto alla Corte Suprema.
Oltre alla lotta sul campo, occorre anche un più ampio sostegno della società civile e di tutte le forze democratiche e della parte dei lavoratori, cui facciamo appelliamo a essere solidali con noi.
Cause di lavoro – Le cause di lavoro, [ai sensi della Sezione 33 (2) B dell’Industrial Disputes Act] per la risoluzione di 423 contratti di lavoratori a tempo
indeterminato sta andando avanti. Ci è stato ingiustamente richiesto di starne fuori, senza alcuna inchiesta o altro per dimostrare il nostro coinvolgimento nella vertenza. 1.800 lavoratori precari sono stati buttati fuori senza alcuna formalità. Abbiamo posto la questione come centrale in tutte le nostre agitazioni, richieste e protocolli formali, ma la
dirigenza elude ancora la questione. 
Caso Kaithal – Nel frattempo vanno avanti i processi per i fatti del 19 maggio 2013 a Kaithal, dove ci fu una brutale carica dalla polizia Haryana di fronte alla determinata resistenza di lavoratori e attivisti, con 111 arresti. A 100 di questi fu subito concessa la libertà su cauzione, a 11 dopo più di 2 mesi. Nel processo contro i primi 100 lavoratori e
attivisti, dopo ripetuti rinvii, si è a un punto morto. In quello contro gli altri 11
lavoratori e attivisti, che contempla falsi accuse, dal porto d’armi al tentato omicidio, la polizia non è riuscita a produrre neanche un testimone, e il caso è in fase di archiviazione.
Come si sa, questa è stata una lunga, ostinata e instancabile lotta dei lavoratori licenziati guidata dal comitato di lavoro provvisorio, MSWU. 
Oggi vediamo che anche l’unità tra i lavoratori in lotta nella zona è cresciuta, tanto che i lavoratori in lotta con la MSWU hanno vinto le elezioni nelle fabbriche di Manesar e Gurgaon contro le liste appoggiate dai padroni. I lavoratori dei quattro stabilimenti Maruti si sono uniti su una piattaforma comune, e quelli che lavorano in fabbrica hanno sfilato insieme ai licenziati: il 1 ° maggio di fronte all’impianto si Manesar, il 18 luglio a Gurgaon e ancora 3 agosto a Rohtak, dandoci ancora più coraggio.
Le lotte dei lavoratori che continuano in tutta la cintura industriale di Gurgaon-Manesar-Dharuhera-Bawal-Bhiwadi traggono forza e influenzano positivamente il nostro movimento. 
Facciamo appello a tutte le forze e individui che stanno dalla parte dei lavoratori a dare forza e portare avanti la lotta per ottenere giustizia e mettere fine al regime di sfruttamento e di repressione contro lavoratori e quelli che ci difendono.

Maruti-Suzuki Workers Union 

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