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Le multinazionali occidentali si prendono le miniere afgane

Circa dieci investitori, la maggior parte dei quali provenienti da Stati Uniti e Gran Bretagna, stanno investendo una cifra stimata intorno ai 50 milioni di dollari nel progetto di estrazione di oro nel distretto di Dushi, della provincia di Baghlan, circa 135 chilometri a nord-ovest di Kabul, secondo Wahidullah Shahrani, ministro delle Risorse minerarie. L’unica altra miniera d’oro in Afghanistan è nella vicina provincia di Takhar.

L’accordo è il primo progetto minerario in Afghanistan sostenuto da investitori privati occidentali, cioè dalle multinazionali dei paesi che stanno da tempo occupando militarmente il paese.

Shahrani ha detto di sperare che l’accordo approvato dal Consiglio interministeriale invierà un segnale forte alle aziende minerarie globali per le opportunità di investimenti in Afghanistan, in particolare nel settore minerario.

Da decenni i geologi hanno individuato nel paese vasti giacimenti di ferro, rame, cobalto, smeraldi, oro e altri minerali pregiati. Nel mese di giugno, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha stimato in mille miliardi di dollari il valore delle riserve, ma Shahrani l’ha definita una stima prudente. Secondo il ministro afghano, infatti, le ricchezze minerarie della nazione possono essere valutate in 3000 miliardi di dollari.

Per l’Afghanistan i minerali possono essere una ricchezza reale anche se permangono gravi ostacoli, come la mancanza di investimenti a causa delle violente tensioni e quindi la mancanza di sicurezza, la mancanza di infrastrutture e il fatto che il paese non ha uno sbocco diretto sul mare.

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