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Turchia: si riaccende lo scontro di potere tra Erdogan e Gulen

Lo scontro tra la potente confraternita musulmana guidata dall’imam turco Fethullah Gulen (da molti anni ormai autoesiliatosi negli Stati Uniti) e il presidente Recep Tayyip Erdogan è tornato a incendiare la Turchia. E’ stata la pubblicazione della notizia di un’imminente operazione di polizia contro giornalisti, uomini d’affari e poliziotti vicini al famoso predicatore a rinfocolare le proteste dei sostenitori della confraternita e dei suoi addentellati nell’economia, nei media e nella politica.

Le indiscrezioni sono apparse ieri sul profilo twitter del misterioso utente Fuat Avni, dietro cui, secondo i media turchi si nasconderebbe una talpa molto ben informata infiltrata nel governo. “Anche se non hanno preso una decisione definitiva, l’equipe incaricata dell’operazione è stata inviata nelle case (degli indagati)” ha scritto il personaggio durante la notte.

Al nuovo messaggio, retwittato da più di 6.000 utenti, ne sono seguiti altri per annunciare che sarebbero scattate le manette per addirittura 400 persone, compresi 150 giornalisti. La notizia, ripresa dai giornali e televisioni sia in Turchia che all’estero anche se nel frattempo non erano arrivate particolari conferme ufficiali, ha comunque scatenato le proteste di centinaia di persone che hanno manifestato, ieri notte, contro il paventato blitz davanti alle redazioni del quotidiano pro-Gulen Zaman e la questura di Istanbul.

Le rivelazioni di Fuat Avni non sono state prese sul serio solo dai manifestanti pro-Gulen, ma anche dal vice-premier Bulent Arinc, seppure in altro modo. “Non dobbiamo prendere per vero tutto quello che viene pubblicato su twitter – ha detto il politico ieri – ma visto che vengono fatti i nomi dei poliziotti che condurranno l’operazione secondo me è un fatto che va preso seriamente. I tweet menzionati, sono sia seri che preoccupanti”. 

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