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Vietnam: via al riconoscimento delle coppie omosessuali

In aperta controtendenza rispetto ad altri paesi della regione che, come Singapore, hanno confermato esplicitamente o implicitamente il bando alle manifestazioni pubbliche di omosessualità, il governo di Hanoi ha deciso il riconoscimento legale delle coppie gay.
Una decisione, quella adottata dall’Assemblea nazionale vietnamita, che non è solo mirata alla comunità omosessuale locale ma anche agli stranieri.
Si calcola infatti che un incremento della presenza di gay, bisessuali e transgender dall’estero potrebbe dare una spinta non indifferente all’industria turistica vietnamita che ha attualmente un valore di sette miliardi di euro.
A consentire il provvedimento una diversa percezione dell’omosessualità che va facendosi strada nel paese, un tempo di stretta adesione confuciana e conservatrice e che alcuni decenni di governo comunista e la recente parziale liberalizzazione hanno modificato almeno nelle città.
La nuova Legge sul matrimonio entrata in vigore il 1° gennaio abolisce infatti le barriere al matrimonio tra “persone dello stesso sesso”, incluse le pesanti multe approvate solo nel 2013, e anche se non viene riconosciuto ufficialmente e ancor più non viene tutelato da una legislazione specifica, le unioni tra gay sono possibili.
Diversa la situazione nei paesi limitrofi, membri dell’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico. A eccezione della Thailandia, dove il colpo di stato militare ha messo fine a ogni evoluzione riguardo al riconoscimento delle coppie gay e di Myanmar e Laos che al momento non hanno in agenda alcuna iniziativa specifica, non solo l’unione gay ma la stessa omosessualità sono considerati socialmente negative, se non duramente represse.

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