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Crolla la produzione svizzera, cade anche il franco

Anche la Svizzera non è più quella di una volta… Basta guardare la carta geografica per capire che quella macchia biancocrociata in mezzo all’Unione Europea è un problema, non solo un paradiso fiscale.

L’imporovvisa rivalutazione del franco – consentita dalla mossa della banca centrale di non difendere più il cambio con l’auro sul livello di 1,20 – ha rapidamente bruciato i margini di competitività della produzione elvetica, già non eccelsi.

L’indice dei direttori acquisti relativo al mese di gennaio (Pmi, Purchasing Managers Index) è sceso nel mese di gennaio a quota 48,2, sotto quei 50 punti che convenzionalmente segnano lo spartiacque tra crescita e contrazione dell’industria.

Rispetto a dicembre il calo è di ben cinque punti, più o meno la caduta registrata nel 2008, all’indomani del fallimento di Lehmann Brothers, quarta banca d’affari del pianeta. 

«L’outlook – spiega in una nota Credit Suisse – è stato chiaramente condizionato dall’abbandono del tasso minimo di cambio da parte della Banca nazionale svizzera». Quasi tutte le imprese svizzere non erano preparate all’improvviso cambiamento di scenario disegnato dalla rottura del cambio. 

Paradossalmente ma non troppo, il franco ha “beneficamente” risentito della pubblicazione del dato, confermando la caduta di valore già iniziata da alcuni giorni. Una tendenza che, stavolta “spontaneamente”, grazie ai normali meccanismo di mercato, sembra lentamente riportare la moneta di Zurigo verso una quotazione vicina – anche se probabilmente non uguale – a quella strenuamente difesa a colpi di acquisti da parte della banca centrale.

La moneta elvetica  viene oggi scambiata a 1,0530 contro l’euro (il giorno dello “sblocco” era passato da 1,21 a 0,86). Quota che sembra corrispondere alla quota che le voci circolanti in Svizzera danno come nuovo livello deciso dalla banca centrale. Stavolta in segreto, però.

 

La valuta scende anche per le indiscrezioni, riportati dal quotidiano elvetico Schweiz am Sonntag, su un nuovo tetto sul cambio deciso informalmente dala Banca centrale svizzera e fissato a 1,05-1,10. Un portavoce della banca non ha commentato l’indiscrezione. Sul mercato circolano anche voci di interventi della banca centrale per indebolire il cambio.

Intanto il suoer-franco fa sentire i suoi effetti anche sul fronte dell’occupazione. Il gruppo finanziario Julius Baer ha annunciato proprio oggi un piano di risparmi da 100 milioni di franchi che prevede il taglio di 200 posti di lavoro, allo scopo di «mitigare l’impatto del cambio». La banca ha 5.247 dipendenti, di cui 3mila in Svizzera.Il titolo ha reagito con un balzo del 7 per cento.

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