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La guerra in casa

Una guerra in Europa richiama alla memoria ricordi dolorosi e neppure troppo lontani.

Le cancellerie europee, Francia e Germania per prime, dichiarano di volerla scongiurare. Dichiarazione d’intento lodevole, se non fosse che negli ultimi mesi, dal golpe che ha portato alla guida dell’Ucraina Poroshenko nel maggio 2014, i gesti compiuti andassero nella direzione opposta.

Da subito, l’Europa si è schierata a favore dei golpisti, facendo finta di non vedere  le divise neonaziste che sostenevano Poroshenko. Uomo politico dalla storia torbida, passa dal partito socialdemocratico al Blocco Ucraina Nostra; nel frattempo viene accusato di evasione fiscale per 9 milioni di dollari e il suo nome è legato a vari episodi di corruzione e favoritismi. Nel 2009, è Ministro degli Esteri e fervido sostenitore dell’entrata del suo Paese nell’Alleanza Atlantica. Nei mesi scorsi, ha sostenuto la protesta Euromaidan con l’appoggio del movimento neonazista Settore Destro. Viene eletto presidente senza i voti degli abitanti di Crimea e delle Repubbliche autoproclamate di Lugansek e Donesk. Ad oggi possiede varie aziende automobilistiche, dolciarie e una rete televisiva Canal 5, risultando uno degli uomini più ricchi d’Ucraina.

Questo è il personaggio che i governi europei hanno sostenuto, nonostante la palese violazione dei diritti umani messa in campo da subito e le accuse mosse al governo di Kiev da varie agenzie internazionali che si occupano di diritti umani. Amnesty accusa Poroshenko e il suo governo, di essere responsabile di crimini di guerra commessi dai battaglioni che costituiscono la Guardia Nazionale, di stampo nazista. Numerosi intellettuali denunciano Kiev e la volontà di attuare una pulizia etnica contro la popolazione russofila.

Tutto questo non è importante per le cancellerie europee. Il progetto egemonico degli Usa di espandersi nello spazio post-sovietico entra in conflitto con i medesimi piani di espansione europea.  Del Dombass e delle richieste di indipendenza dei popoli che si sentono storicamente e politicamente più vicini alla Russia, non frega niente a nessuno, se non in quanto importanti centri di estrazione carbonifera.

Non sappiamo se l’incontro dello scorso 11 febbraio, porterà davvero la pace. Le Repubbliche autoproclamate chiedono una riforma della Costituzione ucraina che gli consenta di ottenere ampia autonomia politica e questo certamente non è gradito a Poroshenko. Staremo a vedere; quel che è certo è che gli Stati Uniti minacciano l’invio di armi pesanti all’Ucraina da usare contro i ribelli e  l’arrivo di addestratori statunitensi: tutto ciò ci porterebbe molto vicini alla guerra tra Russia e Nato.

Anche l’Italia fa parte dell’Alleanza Atlantica, mai messa in discussione, nonostante sia uno strumento di aggressione ed espansionismo economico.

 Siamo convinti che non bastino slogan ma azioni concrete a favore dei popoli che sono aggrediti da Kiev e che in questi mesi hanno resistito da soli, nonostante l’Europa, Poroshenko, gli Usa e la stampa in generale, ceca di fronte alle atrocità commesse. La strage di Odessa, è Guerra. Vi persero la vita 38 manifestanti disarmati, rifugiatisi nella sede dei sindacati, arsi vivi dal lancio di molotov da parte  di una folla di estremisti di destra filo-occidentali. Una guerra è in atto da mesi in quei territori. L’Europa ha fatto finta di nulla o peggio si è schierata dalla parte degli aguzzini per perseguire i propri interessi economici.

Nessuna meraviglia che si sia arrivati a questo punto. Quello che accade oggi è diretta conseguenza delle scelte scellerate di una Unione Europea inutile e dannosa per tutti.

Marco Martucci, Pina Zechini

Redattori di Malacqua, trasmissione in onda ogni giovedì alle 20.30 su Radio Machete (Bologna)

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