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Messico: la polizia dietro l’eccidio di gennaio in Michoacàn

Ci sarebbe la polizia federale dietro l’assassinio di 16 membri delle cosiddette “autodifese” – composte da civili che hanno preso le armi contro i ‘narcos’ non ritenendo sufficiente la protezione da parte delle forze dell’ordine – uccisi nello scorso gennaio nello stato centro-occidentale messicano di Michoacán: lo afferma un’inchiesta giornalistica che contraddice la versione degli inquirenti, che hanno attribuito l’eccidio al “fuoco incrociato”.
“Tutti i testimoni, i sopravvissuti, gli arrestati, i feriti, incluso il personale dell’ospedale, incriminano la polizia federale” ha detto la giornalista Laura Castellanos nel corso di una affollata conferenza stampa. Uno dei superstiti ha parlato di una vera e propria esecuzione da parte degli agenti che, per di più, avrebbero attaccato uomini disarmati.
Le vittime erano membri di un gruppo di autodifesa formato con l’autorizzazione del governo per catturare il capo del cartello della droga dei Los Caballeros Templarios, Servando Gómez, alias ‘La Tuta’, arrestato poi a febbraio.
L’inchiesta ha rivelato che le vittime protestavano per l’annunciato scioglimento del gruppo ordinato da Alfredo Castillo, allora commissario per la sicurezza locale, e reclamavano il pagamento delle ricompense ottenute per aver rintracciato il narcotrafficante.
Fu lo stesso Castillo a dichiarare che “praticamente tutte le persone morte sono state ultimate dai loro stessi compagni”. Castillo ha lasciato l’incarico due settimane dopo i fatti; il 16 aprile è stato nominato nuovo direttore generale della Commissione nazionale cultura fisica e sport in Messico.

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