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Guatemala. Massicce manifestazioni contro il governo

A migliaia hanno riempito le piazze del Guatemala nel fine-settimana, marciando anche all’estero, per sollecitare le dimissioni del presidente Oscar Pérez e della sua vice, Roxana Baldetti, travolti da pesanti accuse di corruzione.
“Hanno bloccato il segnale dei telefoni cellulari di chi partecipava alla protesta” hanno denunciato all’agenzia MISNA fonti locali fra i dimostranti che hanno affollato con un corteo pacifico Plaza de la Constitución a Ciudad de Guatemala, radunandosi poi di fronte al Palacio Nacional de la Cultura, sede del governo, cantando l’inno nazionale.
La mobilitazione non ha visto sigle politiche: un fatto inedito dal ritorno della democrazia, nel 1996, dopo 30 anni di drammatica guerra civile e repressione dei movimenti di sinistra costate al Guatemala almeno 200.000 morti.
La convocazione di fatto è venuta dalla Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (Cicig), organismo dell’Onu unico nel suo genere, che ha identificato e disarticolato una struttura criminale dedita al contrabbando e alla frode fiscale guidata dall’ormai ex segretario privato di Baldetti, Juan Carlos Monzón, oggi latitante.
Se fino a pochi mesi fa l’aveva escluso, il presidente Pérez è stato costretto dagli eventi a chiedere all’Onu un prolungamento del mandato della Cicig, in scadenza il prossimo settembre. L’Onu ha già dato il suo assenso per altri due anni.
Nel corso di una conferenza stampa Baldetti ha dichiarato di non poter rispondere per il suo ex segretario, mentre Pérez ha difeso a spada tratta la sua vice, sostenendo che l’inchiesta della Cicig non la coinvolge direttamente. Ciononostante il partito Movimiento Nueva República (Mnr) ha chiesto alla Corte Suprema la messa in stato d’accusa della vice presidente per “mancato adempimento dei suoi doveri, occultamento e ostruzione alla giustizia”.
Lo scandalo giunge a ridosso di un’importante scadenza, quella del 2 maggio, quando il Tribunale supremo elettorale (Tse) sarà chiamato a convocare formalmente le elezioni generali a settembre. Il caos ha già spinto il candidato del governo, Alejandro Sinibaldi, a rinunciare alla candidatura presidenziale, a causa – ha detto – “della rotta sbagliata che ha intrapreso il paese”.

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