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Accordo territoriale tra India e Bangladesh mette fine a storica disputa

India e Bangladesh hanno festeggiato lo scorso 31 luglio, a mezzanotte, l’entrata in vigore di un accordo storico che dopo 70 anni di conflitti chiude una delle più grandi dispute territoriali fra i due Paesi. D’ora in poi comincia una nuova vita per 50mila persone che per decenni hanno vissuto, come in un limbo che durava ormai dalla fine dell’Impero Coloniale Britannico, all’interno di enclave come stranieri in patria, circondate da uno Stato di cui non avevano la cittadinanza e a cui dunque non potevano richiedere l’accesso a servizi basilari come elettricità, sanità, istruzione.

Dalla mezzanotte del 31 luglio India e Bangladesh hanno iniziato lo scambio di oltre 160 ‘enclave’, piccole parti di territorio che sono all’interno di vari stati indiani (Assam, West Bengala, Meghalaya e Tripura) e del Bangladesh, per un totale di circa 100 chilometri quadrati. Le ‘enclave’ si erano formate nel XVIII secolo all’epoca degli imperatori Moghul e da allora sono state un punto di attrito tra i due Paesi che condividono un confine di oltre 4 mila chilometri. L’accordo, chiamato Land Boundary Agreement, risale al 1974 (dopo l’indipendenza del Bangladesh), ma non era mai stato attuato. Lo scorso maggio è stato finalmente approvato dal Parlamento indiano e poi ratificato a giugno durante la visita del premier Narendra Modi a Dacca, la capitale del Bangladesh. In base all’intesa, l’India annetterà al proprio territorio 51 ‘enclave’, mentre il Bangladesh ne ingloberà 111. L’intero processo di trasferimento dei territori e di demarcazione dei nuovi confini durerà un anno.

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