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Nubi nere sul Donbass

I lavori del Gruppo di contatto a Minsk per la soluzione della crisi nel Donbass sono finiti in un vicolo cieco, scriveva ieri la Tass con riferimento alle parole del rappresentante della DNR Denis Pušilin: Kiev è tornata alle posizioni di partenza sulla questione del voto locale. L’unico punto su cui le delegazioni concordano è quello della presenza alle elezioni (previste a febbraio nella LNR e ad aprile nella DNR) degli osservatori Osce. Disaccordi anche sulla questione dell’amnistia.
Ma il rappresentante dell’Osce, Martin Sajdik, mentre annuncia per domani lo scambio di una decina di prigionieri per parte tra le milizie e le truppe ucraine e ricorda che il prossimo incontro dei Ministri degli esteri del “Quartetto normanno” (Russia, Germania, Francia e Ucraina) si terrà a Berlino il 6 novembre, afferma che “è prematuro dire che il Gruppo di contatto non potrà accordarsi sulla questione delle elezioni”.
Intanto però la ricognizione della DNR segnala un concentramento di carri armati e artiglieria pesante di esercito ucraino e Pravy sektor a ridosso della linea del fronte, nelle aree circostanti Vernetroitskoe, Novoselovka, Selidovo, Ostryj e Gnutovo. Kiev avrebbe avvicinato alla linea di contatto armi di calibro superiore ai 100 mm e batterie di razzi “Uragan”, con portata di 38 km (gli accordi di Minsk prevedono che tali armi rimangano a una distanza di almeno 70 km dal fronte) nell’area di Marjnka, Kalinino, servite da uomini del battaglione neonazista Ajdar.
Dal Ministero ella difesa della DNR informano anche che non ha causato vittime tra le milizie il bombardamento, ieri, delle loro posizioni da parte ucraina, su tutta l’area dell’aeroporto di Donetsk, in particolare sui rioni di Spartak e Žabičevo, sullo stesso aeroporto e sul villaggio di Staromikhajlovka, alla periferia ovest di Donetsk. In generale, nelle ultime ventiquattrore, le forze governative avrebbero violato il cessate il fuoco per 16 volte, utilizzando mortai da 82 e 120 mm.
Nei giorni scorsi il presidente della DNR Alekasndr Zakharčenko aveva detto di attendersi, anche se non immediatamente, un riacutizzarsi della situazione nel Donbass. La cosa appare tanto più verosimile, anche in relazione alla batosta elettorale del partito di Porošenko e all’affermazione delle forze nazionaliste e fasciste nelle loro aree di influenza tradizionali, a ovest del paese.

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