Menu

Beirut, arrestato principe saudita. Trasportava due tonnellate di “droga del mujaheddin”

Che l’Arabia Saudita sia uno dei paesi che più sostiene le milizie jihadiste che insanguinano da anni l’intero Medio Oriente e l’Africa centro-settentrionale – allo scopo di destabilizzare governi ed estendere l’influenza delle petromonarchie – non è un segreto, anche se recentemente le pretese dello Stato Islamico cominciano ad estendersi anche ai paesi di provenienza di armi e finanziamenti.

Ma una notizia battuta nei giorni scorsi dalle agenzie di stampa internazionali, ma poco trattata dai media italici, ci parla di un tipo di ‘sostegno’ ben diverso.
La notizia è questa: il principe saudita Abdulmohsen bin Walid bin Abdulaziz è stato arrestato lunedì all’aeroporto internazionale Rafik Hariri di Beirut mentre i suoi uomini si apprestavano a caricare sul suo jet privato ben due tonnellate di pasticche di una droga sintetica conosciuta come Captagon, un tipo di anfetamina che, informano gli esperti, è tra i preferiti dei tagliagole dello Stato Islamico. Quando le milizie popolari curde hanno liberato Kobane dopo mesi di assedio e bombardamenti da parte delle bande di Daesh, alcuni miliziani jihadisti sono stati trovati in possesso proprio di questo tipo di droga sintetica contenente anche caffeina che crea uno stato di euforia e di onnipotenza utile sul campo di battaglia.
Secondo quanto scrive il quotidiano libanese ‘As Safir’, il principe e i suoi accompagnatori, anch’essi sauditi, sono stati arrestati dopo che una ispezione degli agenti della Gendarmeria di Beirut aveva rivelato l’entità compromettente del carico, nel quale rientrava anche una certa quantità di cocaina. In realtà, al di là della versione ufficiale, è più probabile che l’esponente della famiglia reale di Riad, che da Beirut aveva intenzione di volare ad Hail, nel nord dell’Arabia Saudita, fosse da tempo sotto controllo sulla base di qualche soffiata. Già nell’aprile del 2014 le forze di sicurezza libanesi scoprirono 15 milioni di pillole di Captagon, nascoste nei container nel porto di Beirut, ma all’epoca non furono effettuati arresti.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *