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L’Armenia nucleare e la pacifica Nato

L’Unione Europea è decisa a scovare l’atomica armena, scriveva ieri Pravda.ru, riferendo la dichiarazione della portavoce di Federica Mogherini, Maja Kotsjančič. L’Unione Europea sembra aver preso per realtà ciò che nei giorni scorsi aveva detto l’ex primo ministro (a metà anni ’90) e oggi leader dell’opposizione Grant Bagratjan, secondo cui l’Armenia dovrebbe dotarsi della propria arma nucleare. Bagratjan aveva detto che l’Armenia è in grado di creare l’arma atomica e aveva chiamato il governo a realizzarla, aggiungendo che questo sarebbe l’unico modo di difendere Armenia e Nagorno-Karabakh dall’aggressione dell’Azerbajdžan e della Turchia. Il vice speaker della Camera, Eduard Šarmazanov, ha sottolineato che Erevan non ha in programma la realizzazione di tali armi.

Intanto, nel quadro delle esercitazioni Nato a rotazione ormai quotidiana, manovre militari sono in corso in tre repubbliche ex sovietiche. In Georgia le “Noble Partner”, che continueranno fino al 26 maggio nella ex base sovietica di Vaziani e servono alla “preparazione del contingente georgiano per la forza di pronto intervento della Nato”. Vi partecipano 650 militari USA, 150 britannici e 500 georgiani. La vicinanza di appena 30 km dalla frontiera con l’Ossetia meridionale ha sollevato le proteste del Ministero degli esteri russo, che le giudica una provocazione USA. Nella stessa base di Vaziani, stanno proseguendo le manovre aree annuali “Agile Spirit”, con la partecipazione di vari paesi Nato.

In Estonia sono invece in corso le “Spring Storm”, con contingenti USA, olandesi, britannici e tedeschi, mentre in Moldavia, dove si erano tenute appena lo scorso marzo le “Agile Hunter” yankee-moldave, andranno avanti fino al 20 maggio le “Dragon Pioneer”, con reparti moldavi e statunitensi. “Curiosa” la constatazione che, dall’inizio dell’anno, Kišinëv sia stata onorata della visita di ben 17 tra generali e ammiragli USA. Complessivamente, pare che le manovre Nato in varie aree del mondo siano state oltre 200 nel 2015, la metà della quali condotta nelle immediate vicinanze delle frontiere russe. Tra quelle su più larga scala, condotte ormai da anni, le “Spring Storm” in Estonia, le “Sabre Strike” nelle tre repubbliche baltiche, le “Iron Sword” in Lituania, le “Silver Arrow” in Lettonia. E nel quadro della presenza permanente (a rotazione tra i diversi paesi Nato, tra cui l’Italia) nel Baltico, le “Atlantic Resolve”. Nel 2015 si sono svolte in Ucraina le manovre navali “Sea Breeze” e terrestri “Saber Guardian/Rapid Trident”.

Non rimane che tirare un sospiro di sollievo pensando che la “Nato è un’alleanza difensiva”.

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