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Attentato contro l’ambasciata cinese in Kirghizia

Riunione urgente del Consiglio dei Ministri in Kirghizia, dopo l'attentato compiuto questa mattina contro l'ambasciata cinese a Biškek. Ala riunione, presieduta dal vice premier Ženiš Razakov, prendono parte i rappresentanti di Stato maggiore, Comitato per la sicurezza nazionale, Comitato statale di difesa, Ministeri degli interni e delle situazioni d'emergenza, oltre al Servizio di frontiera. Tale schieramento delle strutture di sicurezza è dovuto anche alle misure da adottare in vista della serie di iniziative in programma per domani, in occasione del 25° anniversario dell'indipendenza: ovviamente dall'Urss.

L'attentato è stato portato stamani alle 10 (le 6 ora italiana) da un kamikaze che si è lanciato con l'auto, imbottita di esplosivo, contro i cancelli delle mura esterne dell'ambasciata cinese, più simile a una fortezza che a una rappresentanza diplomatica. L'attentatore è rimasto ucciso nello scoppio: feriti tre cittadini kirghizi, dipendenti dell'ambasciata cinese.

A Pechino, la portavoce del Ministero degli esteri cinese, Hua Chunying, ha dichiarato che la Cina è “profondamente scossa da questo atto di violenza. Il Ministero degli esteri della RPC sta adottando ogni misura straordinaria necessaria e al tempo stesso mantiene i contatti con la parte kirghiza e chiede a Biškek di adottare tutte le misure per garantire la sicurezza dei cittadini e degli uffici cinesi”.

Dopo l'indipendenza dall'Urss, l'ex Repubblica sovietica di Kirghizia è rimasta per 12 anni una importante piazza d'armi USA: fino al 2014 la base aerea di Manas è stata lo snodo di transito delle truppe americane per l' Afghanistan. La chiusura della base di Manas aveva fatto seguito a quella della base americana in Uzbekistan e all'estensione delle concessioni per le basi militari russe in Tadzhikistan. Investita dall'ennesima “rivoluzione colorata” USA (in questo caso, prese il nome di “rivoluzione dei Tulipani”), è stata retta fino al 2010 da un regime ossequioso degli interessi occidentali. Oggi fa parte della Shanghai Cooperation Organisation (SCO), l'organismo per “la sicurezza comune, la reciprocità e il rifiuto del confronto”, fondato nel 2001, allorché al precedente “Shanghai Five”, promosso nel 1996 da Cina, Russia, Kazakhstan, Kirghizia e Tadžikistan, si unì anche l'Uzbekistan. Dal 2015, fa parte dell'Unione Economica Euroasiatica e sta allargando le normative relative anche alla corrispondente Unione doganale.

Riguardo ai pericoli terroristici nella regione, in occasione del vertice SCO del giugno scorso, il direttore del Centro di analisi dell'Istituto russo di Relazioni internazionali, Andrej Kazantsev aveva detto che “lo Stato Islamico ha reclutato un gran numero di persone da questa zona economicamente irregolare e la possibilità che le attività terroristiche provenga da nazioni dell'Asia centrale è in aumento”.

 

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