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Diritti negati nelle filiere della fornitura. La posizione di H&M

 

La denuncia della Clean Clothes Campaign sul nostro giornale ha suscitato grande interesse tra i nostri lettori. La società svedese H&M ci ha inviato la seguente precisione, che com’è ovvio pubblichiamo:

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Ufficio Stampa H&M Italia

“Il gruppo H&M ha avviato da diversi anni un dialogo con Clean Clothes Campaign, gli autori del rapporto, su come creare un cambiamento sistemico nel settore tessile. Rispettiamo la loro opinione e stiamo lavorando alla stessa visione – che i lavoratori del settore tessile debbano guadagnare un salario di sussistenza – ma non condividiamo il loro punto di vista sull’industria tessile e su come ottenere i migliori risultati. In primo luogo non esiste un livello universalmente accettato per i salari di sussistenza; in secondo luogo i livelli salariali dovrebbero essere definiti e fissati dalle parti nel mercato del lavoro, attraverso negoziati equi tra datori di lavoro e rappresentanti dei lavoratori, non da marchi occidentali. Questo è qualcosa su cui noi, esperti del settore, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) delle Nazioni Unite e i sindacati concordiamo.

I nostri sforzi negli ultimi cinque anni, insieme ad altri marchi, sindacati, l’ILO e altri partner, sono stati quelli di creare le basi necessarie per un migliore meccanismo di determinazione dei salari, di rafforzare la voce dei lavoratori e consentire le negoziazioni in fabbrica come a livello industriale. Attraverso l’innovativo accordo ACT (Action, Collaboration, Transformation), miriamo a sistemi di contrattazione collettiva a livello di settore, supportati da marchi che si impegnano a pratiche di acquisto responsabili. Questo è un modo per creare parità di condizioni e miglioramenti per tutti i lavoratori dell’abbigliamento, indipendentemente dalla fabbrica in cui lavorano e dai marchi che producono.

Siamo orgogliosi e pienamente impegnati nel nostro lavoro in quest’area. Con la nostra strategia di salario equo e solidale lanciata nel 2013, raggiungiamo più di 600 fabbriche e 930.000 lavoratori del settore abbigliamento, il che significa che abbiamo superato il nostro primissimo traguardo. La nostra collaborazione con altri esperti del settore, in combinazione con la nostra lunga esperienza di lavoro sul campo nei paesi produttori di abbigliamento, ci fornisce preziose conoscenze e ci rende fiduciosi di essere sulla strada giusta.

Tutti i fornitori con cui collaboriamo devono firmare il nostro Sustainability Commitment. Noi richiediamo che i fornitori paghino ai loro dipendenti almeno il salario minimo, che le ore di straordinario sono entro i limiti legali e correttamente compensate e che rispettino la legge nazionale. Controlliamo regolarmente che i nostri requisiti vengano rispettati e se riscontriamo violazioni intraprendiamo immediate azioni. Se il fornitore non apporta i miglioramenti necessari, poniamo fine al rapporto commerciale. Le affermazioni contenute nel rapporto secondo cui un certo numero di fabbriche di fornitori che producono per il gruppo H&M non pagano salari minimi non sono state confermate dai nostri audit globali e dai nostri programmi di valutazione che garantiscono che le fabbriche soddisfino i nostri requisiti minimi”.

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