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Istat. «L’occupazione dei ventenni è calata cinque volte di più di quella totale»

Notizie note e vissute da molti, troppi giovani di questo paese bloccato. Ma è bene ripeterlo per provare a capire dove si può andare a parare: «La crisi economica ha colpito in maniera drammatica l’occupazione giovanile», cinque volte di più del dato complessivo, già pesante, ha sottolineato il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, in un’audizione alla Camera sul mercato del lavoro. Peraltro, ha rilevato ancora il presidente dell’Istat, per i ventenni gli anni duemila avevano fatto registrare un recupero del tasso di occupazione in Italia, con una crescita di 4-5 punti rispetto al 49,9 percento di inizio millennio; un fenomeno legato però soprattutto a motivi demografici, visto che i ventenni sono diminuiti di 1,5 milioni nell’ultimo decennio.

Poi è arrivata la crisi, intravista nel 2008 ed esplosa nel biennio 2009-2010, che ha segnato pesantemente: il 90 per cento della riduzione di occupazione (482mila su 532mila) ha riguardato i 18-29enni e «nel 2010 – ha rilevato il presidente dell’Istat – i tassi di occupazione della coorte fra i 20 e i 29 anni sono scesi al di sotto del livello del 2000 sia in Italia che nel complesso dell’Unione europea (47,8 e 61,7% rispettivamente)». Per i 18-29enni la percentuale scende fino al 42 per cento, sempre secondo i dati presentati ieri mattina alla camera dei deputati. Più in generale, Giovannini ha sottolineato poi come quasi la metà della caduta dell’occupazione sia avvenuta al Nord (-237mila unità, il 49,2% della riduzione totale), ma in termini percentuali la discesa è stata maggiore nelle regioni del Sud (-16,3%, contro il -12,2% del Nord, e il -9,2% del Centro). In questo quadro, il calo dell’occupazione giovanile è stata molto forte nella trasformazione industriale (-23,6%, quasi 200mila unità).

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