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I “salvatori della patria” non investono più una lira…

Hanno presentato un “progrmma in cinque punti” per far crescerel’economia. Ma in azienda stanno col braccino corto e puntano più ai dividendi che non allo sviluppo. Sono le imprese italiane, vivisezionate nei loro comportamenti pratici, fuori delle dichiarazioni ideologiche.

«Dal 2004 le imprese italiane fanno investimenti inferiori al semplice autofinanziamento e fanno anche meno ammortamenti del necessario, lasciando così invecchiare gli impianti produttivi. Quindi presentano utili ancora interessanti e li distribuiscono quasi tutti ai soci come dividendi».

Lo ha detto Riccardo Gallo, docente di Economia applicata dell’Università La Sapienza di Roma, durante la lezione inaugurale dell’anno accademico del master in management, innovazione e ingegneria dei servizi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Il surplus di risorse non investite – ha aggiunto Gallo – lo destinano a riduzione percentuale dei debiti finanziari.

Questo comportamento degli imprenditori, rinunciatario rispetto a una strategia di crescita, è effetto o è causa della perdita di competitività del sistema economico italiano? L’efficacia del decreto sviluppo del Governo si vedrà fin dalle prossime settimane, se ripartiranno o meno gli investimenti nel budget 2012 delle imprese industriali».

Gallo ha inoltre sottolineato che «il sistema industriale italiano negli ultimi 20 anni, pur avendo perso un pò del suo peso in termini di valore aggiunto a prezzi costanti, ha tagliato più di un quinto della sua base occupazionale, cosicchè per molti anni ha aumentato la produttività per poi crollare a partire dal 2007» e ha criticato anche la politica finanziaria della grande industria proprio sulla gestione dei dividendi che, secondo lui, ha dimostrato «quanto gli amministratori siano stati poco indipendenti dagli azionisti e a soffrirne sono stati i dirigenti e i lavoratori delle stesse aziende». «Invece – ha concluso – sarebbe opportuno che gli amministratori fossero tenuti a formulare una motivata proposta per la destinazione del reddito, con previo avallo del collegio sindacale. Se così fosse, i bilanci darebbero anche indicazioni sulle prospettive aziendali».

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