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Si riapre il processo per l’omicidio di Pierpaolo Pasolini

Ci sarebbe una svolta nel delitto di Pier Paolo Pasolini, ucciso 36 anni fa all’idroscalo di Ostia: lo rivela il quotidiano “il Messaggero” secondo cui i risultati del Ris avrebbero trovato tracce di Dna di un terzo uomo nelle tavolette trovate sul posto e usate per colpire lo scrittore e dagli indumenti. Tracce che non apparterrebbero né a Pasolini né a Pino Pelosi. Sarebbero questi gli esiti delle analisi sui reperti conservati nel museo di criminologia di via Giulia, risultati di cui si attende la relazione finale e che sarebbero stati tenuti segreti dagli inquirenti. Se confermata sarebbe una prova scientifica di una tesi già affiorata nel corso del processo e per anni sostenuta dai difensori de “la rana”. Il pm Francesco Minisci, che ha disposto il riesame dei reperti, sarebbe ora pronto – secondo quanto riporta “il Messaggero” – ad ascoltare nuovi testimoni per confrontare i risultati delle prove scientifiche. “I suoi amici piu’ cari tra cui Moravia, io e Bellezza e molti altri, avevamo detto da subito che non era possibile che fosse stato ucciso solo da Pelosi”. E’ quanto afferma la scrittrice Dacia Maraini, all’agenzia Adn/Kronos. Anche recentemente alcune controinchieste e pubblicazioni, avevano messo in relazione l’omicidio di Pasolini con le sde denunce contro i poteri forti dell’Italia negli anni ’70. In particolare con il romanzo “Petrolio” e con il famoso editoriale sul Corriere della Sera nel novembre ’74 sulle stragi stati e i tentati colpi di stato nel nostro paese.

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