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Roma: dall’occupazione di Casal Boccone un appello alla difesa della città

Occupazione in via Casal Boccone. Per la struttura – dichiara Paola Di Vetta- un’ipotesi da valutare

“Stop alla vendita del patrimonio pubblico” è uno dei manifesti di denuncia che scendono dalle mura esterne di una ex clinica.
Siamo a Roma. Lunedì scorso in un’assemblea presso l’ex clinica geriatrica, centro Alzhaimer di via Casal Boccone, 112 da domenica occupata dai Blocchi Precari Metropilitani, è emersa la volontà dei movimenti di lotta per il diritto alla casa di mantenere la questione aperta e di proseguire con un conflitto per la difesa dei beni comuni, della democrazia e delle difesa dei diritti alla casa, al reddito e a un welfare per i cittadini.
“Noi pensiamo che questa ex clinica sia un bene comune – ha dichiarato Paolo Di Vetta, dei BPM – e non deve soccombere alla rendita speculativa. Dal 2008 è gestita dal fondo gamma per valorizzare questo spazio. Tutti sappiamo che con la nuova legge regionale, che fa capo alla giunta Polverini, la clinica potrà essere abbattuta per cambio di destinazione d’uso. Questo non è valorizzare, ma speculare”.
Su Roma siamo all’ennesima speculazione edilizia, a cui fa seguito un altro sfregio nei confronti dei cittadini senza casa.
La clinica che operava da 42 anni risiede in un terreno che apparteneva al Signor Talenti e donato poi all’ENAPLS. Il comune pagava 1.600.000 euro l’anno per l’affitto della clinica. Una somma cospicua che è stata tagliata a sfavore di questo bene pubblico. Con la vendita è finita a Fimit e Ligresti e da qui il passo verso la speculazione edilizia sembra conclamato.
L’ex clinica di 350 posti ormai ospitava solo 69 anziani e dava lavoro a un personale di circa 60 addetti ai lavori tra infermieri, cuoci, elettricisti… A dicembre gli anziani sono stati divisi, deportati e dislocati in varie cliniche del comune (tra queste Roma 3, Roma 1). I lavoratori, per ora ricollocati in strutture del comune non vivono di sonni tranquilli. “Siamo preoccupati per l’esubero”, ammette uno di loro. Nelle strutture in cui sono impiegati attualmente, attraverso Cooperative in appalto per il Comune, il personale è in esubero. Non è una situazione che li favorisce. I lavoratori, adesso, devono aspettare marzo, quando ci sarà un bando. Ma dopo, che fine faranno?
“La struttura – dichiara Paolo Di Vetta – copre 47.000 metri cubi, che possono diventare 60.000. Non dev’essere necessariamente una soluzione all’abitare, ma un’ipotesi da valutare è una residenza per anziani”. Preme un incontro con il sindaco Alemanno, la cui preoccupazione, ad oggi, è stata rivolta solo all’affitto oneroso che ha impedito il mantenimento della clinica. Altrettanto inappropriata e disdicevole risulta la reazione di Sveva Belviso, Assessore alle Politiche Sociali. Davanti agli occupanti sdraiati per difendere i macchinari non ha resistito: “Basta con questo teatrino!”. Tutto ciò davanti a chi lotta perché uno spazio resti un bene comune da non perdere.

* Isabella Borghese – Controlacrisi.org  

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