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Equitalia, busta sospetta. I lavoratori dicono “basta”

Dall’Ansa.

I rappresentanti sindacali dei dipendenti di Equitalia, in una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio Mario Monti, chiedono «un forte segnale di attenzione» e un incontro per «una ferma presa di posizione» che, «al di là delle pur attese iniziative volte a garantire la sicurezza dei dipendenti e dei cittadini che si recano nelle sedi delle società di riscossione dei tributi», sappia diffondere, una «consapevolezza diffusa del valore del servizio di Equitalia».

«Una distorta rappresentazione della realtà e, almeno nel passato, una scarsa attenzione delle istituzioni ci hanno resi vittime di atteggiamenti sbagliati e di assurdi attentati che si ripetono ormai a un ritmo preoccupante, e che chiediamo vengano stigmatizzati con la necessaria fermezza», si legge nella lettera che porta la firma delle segreterie nazionali dei sindacati (Dircredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Snalec, Ugi Esattoriali e Uilca).

«Siamo consapevoli di svolgere una funzione importante per la vita della società, ma è comunque difficile fare il proprio dovere sapendo che ciò può comportare di mettere a rischio l’incolumità fisica propria e dei propri familiari. Le procedure applicate appaiono vessatorie? L’accertamento del debito è errato? I dipendenti di Equitalia – si legge nella lettera – lavorano nel pieno rispetto delle disposizioni di legge e al servizio della collettività». Le norme giuridiche, ricordano i sindacati, «stabiliscono gli strumenti da utilizzare per rendere efficace l’azione di recupero coattivo ed i lavoratori del settore le applicano, consapevoli che non esistono ‘margini per letture personalì e che non è loro consentita l’inosservanza della legge, pena l’applicazione di sanzioni». Chiediamo una «forte presa di posizione», prosegue la lettera, che faccia sentire ai dipendenti di Equitalia che la funzione che svolgono «viene compresa nel suo valore e tutelata dai rappresentanti del Governo e delle Istituzioni, nella condivisa consapevolezza di vivere nel Paese nel quale il livello di evasione ed elusione fiscale, unitamente a quello della corruzione, costituiscono una vera e propria piaga sociale e una pesantissima imposizione addizionale per i cittadini onesti».

 

Questa lettera – al di là dei commenti che chiunque può fare sulla credibilità di alcuni dei sindacati che se ne sono fatti promotori – spiega senza forse volerlo perché fin dall’inizio abbiammo defint “provocazioni del potere” le buste esplosive o mano spedite ad Equitalia e altri uffici. In primo luogo, infatti, ne va della integrità fisica dei lavoratori in quei posti di lavoro. Nessun “antagonsita”, per quanto fuori di testa, può infatti ignorare che un busta postale, prima di arrivare nelle mani di chiunque, passa attraverso le mani, gli occhi, la faccia di dcine di lavoratori. Non solo “innocenti” per quel che fanno le istituzioni per cui lavorano, ma anche sfruttati da quelle stesse istituzioni.

Odiando la “dietrologia” insomma, abbiamo sempre visto che questa “pratica” minatoria può essere appannaggio soltanto di chi, dei lavoratori, se ne fotte. Se addirittura non li odia.

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