Menu

C.A.R.A. Rogliano, i due giorni che rimisero al centro i diritti


 

Fin dalla loro apertura i centri di accoglienza per richiedenti asilo (C.A.R.A.) sorti in Calabria, in particolare quello di Rogliano, ci hanno mostrato il volto perverso dell’emergenzialismo, del clientelismo e della speculazione che da sempre contraddistingue la (mala) politica nostrana. Bisogni che vengono trasformati in business e trascinati nella spirale vertiginosa della cosiddetta “emergenzaâ€, all’interno della quale  lo stato di diritto si sospende a favore della speculazione e del clientelismo.
Sospensione dei diritti per i migranti che si acuisce quando questi ultimi, esasperati da una lunga quanto estenuante attesa passiva circa il proprio destino, decidono di non stare più a guardare e iniziano a lottare.
Nelle ultime settimane la tensione all’interno della struttura di contrada Manche è salita alle stelle per le sistematiche violazioni e per le continue vessazioni cui sono stati sottoposti i migranti fino a scoppiare quando uno di loro, una notte, ha avvertito un malore ed è stato costretto a chiamare da solo l’ambulanza. A quel punto, un nutrito numero di migranti ha deciso di organizzarsi per scendere in strada e la mattina successiva tutti i 150 ospiti hanno lasciato il CARA per raggiungere Cosenza, a piedi (17 km), per cercare, ed ottenere, un incontro con
il Prefetto. Chiedono di sapere quando la commissione deciderà sul loro futuro, quando potranno andar via da Rogliano, quando potranno avere quei miseri 2,50 euro al giorno che spettano loro da convenzione (e che ad oggi non hanno mai visto, se non 1 euro al giorno sotto forma di buono da spendere nello spaccio interno al CARA), chiedono di andar via da lì o, se devono rimanere, un cambio della gestione perchè quella attuale non rispetta i loro diritti.
Danno una settimana di tempo per avere qualche risposta dalle istituzioni e nel frattempo cominciano a disertare tutte le attività che la cooperativa ha organizzato per loro. Allo scadere dei 7 giorni sono pronti, con tanto di bagagli, a lasciare per sempre Rogliano ma, stavolta, fuori dal cancello della struttura vi erano ad attenderli reparti celere, digos e carabinieri con l’ordine preciso di impedire qualsiasi forma di protesta, qualsiasi manifestazione. 

Supportati dai compagni del coordinamento interetnico i migranti riescono ad aggirare i blocchi e a raggiungere la piazza del paese dove li accoglie il sindaco
che si fa promotore di un ulteriore tavolo con il prefetto, la protezione civile, la regione e la cooperativa; ma la loro presenza non è gradita, non hanno diritto di parola sulla propria pelle. Hanno alzato troppo il tiro, chiedono diritti e a loro, in questo momento, sono stati sospesi. Anche il diritto di uscire dal CARA è negato. Anche oggi un blindato della celere, diversi agenti digos e carabinieri stazionano al campo fin dalle prime luci dell’alba e sorvegliano ogni loro movimento. Sono lì per impedire che escano di nuovo in massa e che manifestino. Non possono uscire in più di tre alla volta ma, soprattutto, non possono raggiungere Cosenza. 

Affiancati dagli antirazzisti, otto migranti, appartenenti alle diverse etnie presenti, riescono a raggiugere la prefettura dove ottengono di essere ascoltati, ma solo a latere rispetto al tavolo dei “servizi†al quale hanno partecipato gli organi istituzionali competenti e i rappresentati della cooperativa “Le  Rasoleâ€. Dopo circa un’ora di discussione riusciamo ad ottenere l’impegno da parte del tavolo istituzionale all’adempimento immediato degli obblighi (poket money e assistenza legale) che l’ente gestore (in questo caso la cooperativa), come da convenzione stipulata con la Protezione Civile, avrebbe dovuto garantire fin dall’agosto scorso. Incassiamo comunque un’amara vittoria, in quanto, sembra paradossale che solo 10 mesi dopo l’apertura della struttura e, soprattutto, solo attraverso la dignitosa protesta dei migranti, la cooperativa si impegna a rispettare i diritti e la dignità degli esseri umani ospitati.
Torniamo a casa parzialmente soddisfatti, con la consapevolezza che oggi la finta soluzione è stata data solo per evitare una nuova,possibile, Rosarno, ma è il sistema che è sbagliato, non è attraverso l’emergenza che si garantiscono accoglienza e diritti umani.

Coordinamento interetnico Cosenza
CPOA RIALZO

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *